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GLI EX RAGAZZI DELLA CASA DEL FANCIULLO

Dopo anni e grazie ai social network, qualcuno ha avuto l’idea di creare il gruppo pubblico “CASA DEL FANCIULLO” che viene introdotto da poche righe:

DOPO ANNI DI VITA INSIEME ALLA CASA DEL FANCIULLO...
SIAMO TORNATI ALLE NOSTRE FAMIGLIE,
SIAMO DIVENTATI UOMINI...
ABBIAMO FORMATO LE NOSTRE FAMIGLIE.....
OGNUNO HA FATTO LA PROPRIA STRADA...
CI RITROVIAMO QUI, INSIEME, A RICORDARE...

In poco tempo i membri del gruppo hanno capito che avevano tanto in comune. Ognuno ha raccontato agli altri la propria storia, i propri ricordi, belli o brutti che siano….ma tutti all’unanimità sono giunti ad un’unica conclusione…ritrovarsi a Domodossola per una bella rimpatria…IN NOME DI UNA AMICIZIA NATA TANTI ANNI FA E CHE RIMANE "ANCORA E PER SEMPRE".



Padre Michelangelo e La Casa del Fanciullo
Il nome di Padre Michelangelo, nato a Cuzzego nel 1923, è indissolubilmente legato a Domodossola, specialmente in quella zona del territorio domese, che nel 1951 era conosciuta come l’Abissinia. Qui ha fondato la parrocchia, detta “La Cappuccina”, attorno alla quale nasce l’asilo, la Chiesa, la casa “Letizia francescana”, conosciuta come Casa del Fanciullo e, infine, gli impianti sportivi. E’ a tutti nota la sua grande amicizia con Oscar Luigi Scalfaro, che lo ha sempre stimato ed aiutato, tanto che in occasione del 50 di fondazione scrisse: «Benedetta storia della Cappuccina! Storia di comprensione, di solidarietà, di fraternità, di convivenza pacifica, di amore per gli altri, per chi è diverso, per chi viene da lontano… Storia di amore, di tanto amore». Questo piccolo frate ha creato, poi, ad Osso di Croceo, in Valle Antigorio, una colonia estiva per i bimbi di Domodossola.

Per tutte queste attività nel 1998 riceve la Cittadinanza onoraria, e nel 2003 gli viene conferito il premio di  “cittadino domese dell’anno”. La riconoscenza di stima ed affetto della città di Domodossola  culmina nella primavera del 2008, quando il suo 60 anno di sacerdozio diventa occasione di festa per tutta la città, che gli si stringe attorno a testimonianza di affetto per lui.

Non tutti hanno dei bei ricordi della Casa del Fanciullo
“La casa del fanciullo” a Domodossola accoglieva più di 200 ragazzi dai tre ai 18 anni. “Se penso a quel periodo, ho solo tanta tristezza”, racconta Fabrizio Di Berardino, 45 anni. “Soffrivo la lontananza dai miei genitori. All’età di 8 anni mi hanno permesso di prendere il treno da solo per arrivare in Svizzera e trascorrere la domenica con loro. Accompagnavo anche i bambini più piccoli. Il momento più difficile era quando dovevo salutare la mia mamma e il mio papà. Cercavo di trattenere le lacrime perché non volevo che soffrissero, sapevo che stavano facendo dei sacrifici. Poi però appena salivo sul treno piangevo”.

“Il giorno più brutto della settimana”, continua Fabrizio, “era il giovedì quando ci riunivamo nel teatro del collegio e il direttore, padre Michelangelo, se ci eravamo comportati male, ci picchiava davanti a tutti con calci e schiaffi. Non sapevi come difenderti. Vivevo con la paura di essere menato dalle suore, dai sacerdoti e dai ragazzini più grandi di me. Eravamo così arrabbiati e infelici. Capitava anche che te la prendevi con quelli più piccoli”.

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