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45 anni dal terremoto di Irpinia e Basilicata: il ricordo dei Lucani in Svizzera

Il 23 novembre 1980 un tremendo terremoto colpì l’Irpinia e parte della Basilicata, uccidendo circa tremila persone. Migliaia i feriti e sfollati, milioni – come ha ricordato ieri il Presidente Mattarella – i cittadini bisognosi di aiuto. In tantissimi si mobilitarono: tra loro anche i lucani in Svizzera, come ricorda oggi Giuseppe Ticchio presidente della Federazione delle Associazioni Lucane in Svizzera.


“Mentre i nostri famigliari e corregionali stavano vivendo il dramma del terremoto sul territorio regionale, noi in Svizzera ci impegnavamo a fare il nostro meglio con le strutture associative di ogni ordine e grado che in quel momento avevamo a disposizione”, ricorda Ticchio, spiegando che “in breve tempo partì una campagna di sensibilizzazione di soccorsi immediati”. Il risultato fu che “nell’arco di pochi giorni partirono dalla Svizzera per la Basilicata alcuni camion pieni di beni di prima necessità per le popolazioni terremotate”.

Ciò, sottolinea Ticchio, “anche grazie alla generosità del popolo elvetico che si unì a noi in una corsa contro il tempo”. Tra le difficoltà di comunicazione e l’apprensione per i familiari in patria, “in tanti decisero di partire subito per i propri paesi d’origine già la stessa sera del terremoto pur di aiutare e sostenere fisicamente e moralmente i propri famigliari e non solo”, racconta Ticchio.

In prima linea anche la diplomazia: “l’allora Ambasciatore italiano a Berna, Raniero Paulucci di Calboli, convocò con urgenza presso l’Ambasciata le Federazioni di riferimento, Lucana e Campana, e i responsabili del mondo dell’emigrazione Italiana in Svizzera, coordinato all’epoca dal Comitato Nazionale d’Intesa (CNI) per costituire il Comitato Pro Basilicata e Campania. Il comitato fu costituito con lo scopo di rappresentare un punto di riferimento Istituzionale, come immediata risposta all’urgenza della tragedia”.

L’intento del Comitato, spiega Ticchio, “è stato quello di guardare al futuro dei territori colpiti con iniziative concrete: raccolse una ragguardevole somma in franchi svizzeri con cui fu deciso di finanziare quattro cooperative sul territorio, con l’intento di creare futuri posti di lavoro in loco per arginare lo spopolamento dei territori terremotati. Furono finanziate tre cooperative in Campania e una in Basilicata.

Per qualche anno hanno funzionato a gonfie vele, poi, lo scemare dell’entusiasmo iniziale da un lato e la pesante burocrazia italiana, che ci trasciniamo ancora oggi, dall’altro, hanno decretato il colpo mortale a queste cooperative”.

Dal canto suo, ricorda ancora Ticchio, “il Consiglio Federale decise di rilasciare diversi permessi di soggiorno a carattere umanitario per venire incontro alla popolazione delle due aree terremotate: i permessi erano relativi al ricongiungimento famigliare sia per gli anziani, che per i giovani studenti, molti dei quali sono rimasti definitivamente in questo paese”.

“Ricordare questo 45° anniversario - sottolinea Ticchio - è l’occasione per sollecitare le nuove generazioni a continuare il cammino di queste storiche forme concrete d’associazionismo, come abbiamo fatto noi con chi ci ha preceduto. Attraverso le associazioni, abbiamo contribuito a fare la storia della Svizzera, dell’Italia e dei nostri Comuni d’appartenenza. Un riconoscimento che oggi ci viene negato per effetto della nuova legge sulla cittadinanza”, ma anche, denuncia Ticchio, dalla disattenzione delle regioni. “Come Lucani in Svizzera sollecitiamo la Regione Basilicata affinchè, attraverso la Commissione Regionale Lucani nel mondo, riallacci contatti concreti per dare dignità a un popolo in cammino. Quei contatti che ultimamente si sono molto sfilacciati”.

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