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LA COOPERATIVA CASA D’ITALIA LUCERNA CHIEDE SOSTEGNO PER L’ACQUISTO DELLO STABILE

La “Casa d’Italia” di Lucerna deve rimanere della comunità. Questo l’obiettivo della cooperativa “Casa d’Italia Lucerna” nata l’anno scorso e presieduta da Ippazio Calabrese, che è anche consigliere del Comites di Zurigo, che oggi rilancia il progetto della cooperativa di acquistare l’edificio che il Ministero degli esteri vuole vendere.


Ricordato che la Casa d’Italia di Lucerna “è stata da oltre 70 anni punto d’incontro degli italiani di quattro cantoni”, Calabrese non manca di sottolineare che “la comunità italiana ha ricoperto un ruolo fondamentale nella storia e nelle vicissitudini della Casa fin dal momento del suo acquisto da parte dello Stato italiano nel lontano 1939, quando intervenne con un contributo di ben 62.000 franchi su un prezzo complessivo di 229.000.

Nonostante ciò, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1944, lo stabile demaniale risultava ancora gravato da ipoteche per un valore complessivo di circa 112.000 franchi svizzeri, ed ancora una volta la Colonia Italiana, che nel frattempo sarebbe divenuta titolare di un contratto di locazione da parte del Consolato Generale di Zurigo, si assumeva l’onere del pagamento degli interessi bancari per circa 5.500 franchi all’anno per un totale, fino al 1958, di 77.000 franchi che andavano ad aggiungersi ai 62.000 sborsati al momento dell’acquisto.

Il contributo offerto dalla collettività italiana allo stato, aveva l’obiettivo di assicurarsi la possibilità di usufruire della “sua” casa “in perpetuo””.

Gli anni passano, a Lucerna non c’è più né Consolato, né Vice Consolato né Agenzia Consolare: nasce quindi una Fondazione con l’obiettivo di “mantenere la Casa d’Italia di Lucerna “per renderla fruibile per la comunità nel medio e lungo periodo””. La fondazione prima di sciogliersi, nel 2008, “ha sottoscritto con lo Stato italiano un atto di concessione per la durata di 9 anni a canone agevolato, con lo scopo di provvedere alla sua corretta e funzionale gestione e all’ottimale utilizzo degli spazi insieme con gli enti che nell’immobile avevano la loro sede e, nel contempo, provvedere spazi adeguati e perfettamente agibili per l’operatività di uno sportello consolare”.

In tutti questi anni, spiega ancora Calabrese, la fondazione si è anche occupata della manutenzione dell’edificio anche con interventi “di manutenzione straordinaria quantificati in 196.000 franchi svizzeri, lavori portati a termine ben prima del termine preventivato”.

Quando la fondazione ha chiesto una proroga del periodo di concessione della Casa dall’Italia non c’è stata alcuna risposta. Anzi: “sorpresa e rabbia ha prodotto nella collettività la notizia che la Casa d’Italia di Lucerna era stata inclusa in un elenco di edifici demaniali all’estero, che lo Stato ha deciso di alienare”, annota Calabrese.

A gennaio, quindi, “il Console Generale a Zurigo ha disposto la chiusura della Casa e la riconsegna delle chiavi ancora in possesso degli utenti e dei responsabili della Fondazione; lo stesso corrispondente consolare ha dovuto trovare un’altra sistemazione per continuare ad offrire essenziali servizi ai nostri connazionali. Altrettanto hanno dovuto fare gli altri inquilini, a tutt’ora in cerca di locali! Tutto ciò, nonostante che nel frattempo, rispondendo ad un’interrogazione parlamentare dell’On. Alessio Tacconi, il Governo (Vincenzo Amendola) avesse assicurato che nessuna decisione definitiva era stata presa e che prima di assumere qualunque decisione “si sarebbe tenuto conto delle esigenze e degli interessi della comunità italiana””.!!!

Come consigliere del Comites, Calabrese e il collega Nicola Colatrella si sono attivati “per studiare e mettere in atto un piano di salvataggio della casa d’Italia”, sottoposto sia a rappresentati delle istituzioni che della politica. Citate le interrogazioni presentate dai parlamentari eletti all’estero Tacconi, Farina e Micheloni, e il sostegno confermato alla cooperativa dal Presidente del Comites Zurigo, Luciano Alban, dal segretario del CGIE, Michele Schiavone, del Presidente ACLI Svizzera Giuseppe Rauseo e del sindaco di Lucerna, Beat Züsli, Calabrese spiega che cooperativa e associazioni hanno deciso di acquistare l’immobile da parte della comunità.

“La comunità a proprie spese ha realizzato un piano di rilancio dell’immobile”, aggiunge Calabrese, spiegando che è già iniziato l’acquisto delle quote di partecipazione al prezzo 1.000 franchi l’una. “Ad oggi e con grandi sacrifici abbiamo superato di poco i 100.000 franchi, ma abbiamo molti eventi in programma e constatiamo anche che la Comunità risponde bene”.

Meglio sarebbe avere il sostegno del governo, a cominciare da un prezzo agevolato: Calabrese, infatti, spiega che la cooperativa chiede “che si tenga conto che nel 1939 la comunità ha già partecipato con CHF 62'000.- all’acquisto della casa d’Italia; Che si tenga conto delle spese di CHF 196'000.-, sostenute negli anni 2010-2013 per diverse ristrutturazioni (caldaia, finestre, pavimenti, tinteggiatura, ecc.), che ci venga incontro con la trattativa privata; che la comunità possa presentare una seconda stima da un istituto locale, città o cantone per avere un reale prezzo di mercato; che ci sia concesso tempo materiale per la raccolta dei fondi, minimo fino al 31.03.2018”, visto che la cooperativa è costituita il 29 maggio; “che i sottoscritti possano da subito avere le chiavi fino a decisione, per tenere la casa arieggiata e pulita da erbacce che stanno crescendo ovunque causando danni”.

La Casa d'Italia di Lucerna, continua Calabrese, “vista la sua ubicazione e non essendo sulla lista degli immobili protetti, è un immobile molto interessante per gli architetti ed imprese edili, non per la sua bella architettura ma per la sua parcella di 1506 m2. Molti di loro mi hanno contattato dicendomi, che vorrebbero comprare l’immobile per demolirlo e costruire una nuova struttura più redditizia. Certamente per loro sarebbe un ottimo e lucrativo affare mentre per la Comunità una perdita irreparabile di un secolo di storia di migrazione. Anche la città di Lucerna perderebbe un bene al quanto raro nel suo genere che incorpora storia e bellezza. Inoltre, chiediamo di essere sostenuti nella nostra battaglia volta a raccogliere fondi, affinchè noi Italiani all’Estero possiamo sentirci un po' più a casa conservando la NOSTRA CASA D’ITALIA. La nostra comunità non possiede grandi risorse finanziarie per poter affrontare da sola un tale investimento. Il beneficio va tutto alla Comunità italiana che vorrebbe riavere la sua Casa conservando anche la sua storia”.

“Credo che la Casa d'Italia deve essere conservata come luogo di cura delle tradizioni, della cultura e della lingua italiana del nostro paese di origine”, ribadisce il presidente della cooperativa. “Nella comunità italiana di Lucerna e della Svizzera Centrale esistono infatti risorse, capacità organizzative, professionali e imprenditoriali in grado di “rilanciare” la Casa d’Italia conservando allo Stato italiano un bene perfettamente rispondente ai più elevati standard di manutenzione e perfettamente fruibili per gli scopi di promozione culturale, sociale e – conclude – di servizi per l’intera collettività”.

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