VOTO ESTERO: EMENDAMENTO SALVA-VERDINI?
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ll voto all’estero torna agli onori delle cronache nazionali. Succede, come sempre è accaduto anche nel passato, trascinato dalle polemiche tra i partiti in Italia che, a turno, vi cercano presunti attentati alla Costituzione o, più banalmente, manovre salva-deputati. Quest’ultima l’ipotesi evidenziata ieri, a margine del voto di fiducia ai primi due articoli della legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum bis. Mentre l’Aula della Camera è impegnata a votare gli altri articoli in vista del voto definitivo di oggi pomeriggio, ieri sera è stato un susseguirsi di dichiarazioni sulle modifiche che il Rosatellum apporta alla Legge Tremaglia, quella che dal 2001 disciplina il voto all’estero.
Come noto, durante l’esame in Commissione Affari Costituzionali, sono passati due emendamenti: il primo, a prima firma Lupi (Ap), dà la possibilità di candidarsi in una delle ripartizioni della circoscrizione estero anche ai residenti in Italia. Il secondo, del relatore Fiano (Pd), prevede che “gli elettori che ricoprono o che hanno ricoperto nei dieci anni precedenti la data delle elezioni cariche di governo o cariche politiche elettive a qualsiasi livello o incarichi nella magistratura o cariche nelle Forze armate in un paese della circoscrizione Estero, non possono essere candidati per le elezioni alla Camera dei deputati o al Senato della Repubblica nella circoscrizione Estero”. Emendamenti che ieri sono stati definiti “salva Verdini” o “taglia Bueno”.
In quest’ottica: candidarsi all’estero potrebbe essere un salvacondotto per quanti, come Verdini, troverebbero con difficoltà un posto in lista in Italia. Una ricostruzione “infondata” per Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera, “padre” della riforma elettorale che ieri ad “Agorà” su RaiTre ha sostenuto: "di italiani che possono candidarsi ce ne sono altri sessanta milioni. La ratio è molto semplice: all'estero ci sono centinaia di migliaia di italiani che non risiedono all'estero, che svolgono attività, che si occupano di quei Paesi, che lo fanno da docenti universitari, che lo fanno a contratto, che lo fanno per mille motivazioni. E poi ci sono leader politici, non del nostro partito, che candiderà solo residenti all'estero, come abbiamo più volte espresso".
La ratio della norma, insomma, riguarderebbe gli italiani temporaneamente all’estero che, se ne fanno richiesta, possono votare per corrispondenza per i candidati della circoscrizione estero. Persone che, dice in pratica Rosato, non vivendo stabilmente all’estero ora potranno scegliere candidati “italiani”. Diversa l’opinione di quanti danno già Verdini prossimo candidato in Sud America: il quotidiano la Repubblica scrive di una Renata Bueno, deputata eletta in Sud America, sentita “protestare con Rosato in Transatlantico” e dire: “eh no, non vorrei che al posto mio possa essere candidato un altro, magari Verdini”.
La parlamentare italo-brasiliana sarebbe tirata in ballo anche dall’emendamento Fiano, che impedisce di candidarsi a chi ha ricoperto “cariche di governo o cariche politiche elettive a qualsiasi livello o incarichi nella magistratura o cariche nelle Forze armate in un paese della circoscrizione Estero” essendo lei stata consigliera del Municipio di Curitiba. Diverse le opinioni degli eletti all’estero.
Il senatore Micheloni (Pd), molto critico sugli emendamenti, ieri ha parlato di “un cambiamento storico” che “”contraddice radicalmente la logica, le finalità e il significato della legge sul voto degli italiani all'estero”.
Per Garavini (Pd) il cambiamento è frutto di “un compromesso che come PD avremmo preferito evitare, ma che non ci crea particolari ansie. Perché la decisione finale rimane sempre esclusivamente in mano agli elettori, dal momento che si continua ad essere eletti attraverso le preferenze”.
Per Di Biagio (Ap) “una modifica che consenta anche ai residenti in Italia di essere candidati ed eletti nella circoscrizione estero non ha ragion d'essere a meno che non si voglia pensare a qualche favore o debito da saldare”.
Di “duro colpo alla legge” parlano Fedi e La Marca (Pd) che non nascondono “l’amarezza” per il fatto che “su questa vicenda si sia giocata una partita molto legata a logiche che nulla hanno a che vedere con la rappresentanza ed il suo legame con l’elettorato”.
L’approvazione dell’emendamento Lupi, per Farina (Pd), “è stata una manovra non all’altezza dei normali processi democratici”. Ma il deputato è convinto che “il Partito democratico non “paracaduterà” alcun candidato/a nella Circoscrizione Estero”.
Per Nissoli (Fi) l'emendamento Lupi “scippa letteralmente un diritto conquistato con fatica dai residenti all'estero e pertanto vede la mia contrarietà convinta”.
Per Guglielmo Picchi (Lega Nord) si tratta “dell’ultimo colpo dato dal PD alla Circoscrizione estero. Dopo la chiusura di 30 sedi diplomatiche e culturali, dopo la restrizione della partecipazione democratica, per via burocratica, alle elezioni dei Comites e dopo la riduzione al lumicino degli stanziamenti complessivi per gli Italiani all'estero, adesso il PD tocca anche la rappresentanza, prima con le agevolazioni postali e poi con il requisito di residenza. Chiunque anche che non è mai uscito dall'Italia potrà rappresentare senza alcuna cognizione gli Italiani d'oltreconfine. Per fortuna finisce la legislatura altrimenti avrebbero soppresso la Circoscrizione estero in toto”, aggiunge il deputato eletto in Europa. “Tuttavia la strada è segnata, si arriverà presto alla sua eliminazione in ogni caso e di questo si deve individuare un solo responsabile il Partito Democratico e i suoi poco politicamente capaci deputati e senatori”.