GOVERNO/ PARLAMENTARI PD ESTERO: NO A UN’ITALIA PIÙ PICCOLA, ISOLATA E XENOFOBA/ DAGLI ITALIANI ALL’ESTERO UNA RICHIESTA DI APERTURA E DI CONCRETEZZA
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“Il voto contrario al governo Lega-5Stelle, che abbiamo manifestato al Senato e che ci accingiamo a confermare alla Camera, al di là di qualsiasi pregiudizio politico si lega ai motivi profondi di cui ci sentiamo portatori come espressione del mondo dell’emigrazione e della nuova italianità nel contesto globale. Di questi valori di apertura internazionale, di rafforzamento dell’immagine e del ruolo dell’Italia, di incontro tra popoli e culture diverse, di governance degli strutturali processi di migrazione, di promozione del Sistema Paese nel mondo, di interculturalità e di solidarietà umana non esistono tracce visibili nel contratto di governo né nel discorso programmatico del Presidente Conte”. Così in una nota i sei parlamentari Pd eletti all’estero – i senatori Garavini e Giacobbe, e i deputati Schirò, Ungaro, La Marca e Carè – nel giorno in cui il Governo guidato da Giuseppe Conte ha debuttato in Senato – per replicare domani alla Camera – per il voto di fiducia del Parlamento.
Secondo i deputati eletti all’estero il discorso di Conte, “pronunciato in un’aula senatoriale trasformata in una specie di palazzetto dello sport, si risolve in un lungo elenco di generiche intenzioni e di slogan verniciati di nuovismo, per nessuno dei quali è indicato un qualche elemento di compatibilità finanziaria e di gradualità operativa. L’idea di Paese che ne esce – secondo i sei deputati – è quella di una società dominata da preoccupazioni assistenzialistiche, pronta a interpretare i vincoli europei in termini conflittuali e polemici, senza alcuna visione multilaterale, inconsapevole delle reti di promozione che pure possiede nel mondo sul piano linguistico-culturale, imprenditoriale e professionale, commerciale, grazie anche alle decine di milioni di persone d’origine. Un’Italia, insomma, che ha scelto i suoi nuovi alleati: in Europa Orbàn e nel mondo Putin”.
Quanto al riferimento agli italiani all’estero, i parlamentari democratici commentano: “i cinque milioni di cittadini italiani all’estero sono finalmente evocati in un discorso programmatico, ma come protagonisti di brogli elettorali e di criticità, che naturalmente il governo si propone di stroncare. Di fronte all’esperienza di partecipazione democratica realizzata con la circoscrizione Estero vengono i brividi, sarebbe stato mille volte meglio essere ignorati”.
““Non siamo e non saremo mai razzisti”, ha proclamato enfaticamente Conte, dopo due giorni di raggelante silenzio sulla morte del povero Sacko, difensore di braccianti sfruttati. Ma – osservano – più del programma recitato, pesa il programma reale della “pacchia è finita” e dell’”esportazione di galeotti”, così come le posizioni di altri ministri sulla famiglia, sulle questioni di genere, sui vaccini e altro ancora”.
“Governare – sottolineano Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò e Ungaro – significa programmare, fare, realizzare. Gli italiani all’estero in questi anni sono stati destinatari di scelte, politiche, azioni di governo consolidate nel tempo. Vedremo, al di là delle parole di autolegittimazione e di autoconsolazione, quali saranno le proposte e i fatti. Pronti con spirito costruttivo a stimolare, a suggerire, a concorrere al miglior esito delle azioni da mettere in campo, ma anche – concludono – a giudicare e a levare con fermezza una voce critica quando gli interessi degli italiani all’estero lo richiedano”.