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C’era una volta un’Altra Italia fiorente, oggi mortificata e dimenticata - di Carmelo Vaccaro

Sono più di 50 milioni gli italiani che, a partire dal secolo scorso, vivono fuori dai confini nazionali, tra espatriati e nati all’estero. In Europa il primato va alla Germania con 765.000 ed al Regno Unito, e seconda la Svizzera con circa 625.000 (il 60% oltre i 15 anni). Negli ultimi dieci anni sono espatriati circa 182 mila laureati e professionisti.


Parliamo di circa 50 milioni di espatriati. Per questo vengono anche indicati come “l’altra Italia”, Un’altra Italia che vive fuori dalla Madre Patria, che lavora, produce, e che rappresenta una parte consistente degli interscambi economici tra Italia e paesi esteri. Anzi esiste una correlazione stretta tra questi due parametri: i paesi in cui l’emigrazione italiana è più consistente hanno relazioni molto proficue sul piano economico con l’Italia, per non parlare delle imposte immobiliari che vengono pagate su immobili che restano inabitati per la maggior parte dell’anno. Possiamo affermare che gli italiani all’estero sono i maggiori acquirenti nel settore automobilistico, nel settore alimentare e in tutti i settori dell’esportazione italiana quantificati in miliardi di euro. Dunque, è fuori discussione che gli italiani che vivono fuori dai confini della Patria abbiano un ruolo attivo nelle entrate del “Prodotto Interno Lordo” (PIL) della Nazione Italia (si ricorda che, negli anni 70, venne quantificato come quarta entrata del PIL). Aggiungo a tutto questo il ruolo degli italiani all’estero nella promozione della cultura italiana e delle sue regioni, attraverso le migliaia di associazioni sparse nel Mondo.

Ma come possono venire coadiuvati dall’Italia i nostri concittadini che vivono all’estero?

A parte i servizi consolari, esiste il CGIE, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero che, è organismo di consulenza del Governo e del Parlamento sui grandi temi che interessano le comunità all’estero. Un organo rappresentativo che deriva la sua legittimità rappresentativa dall’elezione diretta da parte dei componenti dei Com.It.Es nel mondo e dovrebbe rappresentare un importante passo nel processo di sviluppo della “partecipazione” attiva alla vita politica del paese da parte delle collettività italiane nel mondo e allo stesso tempo costituire l’organismo essenziale per il loro collegamento permanente con l’Italia e le sue istituzioni.

Ma, purtroppo, il grande problema si rivela essere il nuovo sistema di elezioni per il rinnovo dei Com.It.Es. Per votare, infatti, si deve fare la domanda in presenza dell’ufficiale consolare, quando per tutte le altre consultazioni elettorali, si spendono le dovute cifre per far arrivare il plico elettorale per posta ai 5 milioni e mezzo degli iscritti all’AIRE. La domanda che si pone costantemente è sempre la stessa: per quale motivo per votare proprio gli organi che sono predisposti di essere i più prossimi ai concittadini all’estero sono previste procedure diverse e di fatto impeditive ad esercitare il diritto di voto? 

Personalmente, ho scritto tanti testi per evidenziare il ruolo degli italiani all’estero e quello che rappresentano per l’Italia, ma mai come oggi ho avuto l’impressione che l’Italia si allontana sempre di più dagli espatriati italiani. Lo dimostra la mancata considerazione dei governi che si sono fin’ora succeduti, che hanno continuato ad ignorare le esigenze di milioni di italiani che non intendono recidere il cordone ombelicale con la Madre Patria. 

Come di consueto, quando si parla di italiani all’estero, la politica italiana distoglie gli occhi dai reali problemi per dirigere l’opinione pubblica verso i soliti “falsi problemi”, ma perché?

Risulta forse più comodo ed opportuno disinteressarsi dei veri problemi, e dedicarsi alla ricerca di contatti ed amicizie per salvaguardare poltrone e poltroncine (anche se per alcuni vanno bene anche dei semplici seggiolini), a scapito di una collettività italiana stanca di ascoltare le solite fandonie, mentre, al contempo, si chiudono consolati o si svendono beni come, ad esempio, la Casa d’Italia a Lucerna ed altre sedi di italiani nel Mondo che hanno fatto la storia dell’emigrazione?

Per quelle esperienze che si possono trarre dal recente passato, possiamo affermare che, finché i parlamentari eletti nei diversi partiti politici faranno gli interessi dei propri capi e non quelli degli italiani che li hanno eletti, non arriveremo mai ad uscire da questo sgradevole status quo. Se poi aggiungiamo la mancata riforma degli organi come Com.It.Es e CGIE, possiamo tranquillamente pensare che gli italiani fuori Patria vengono considerati soltanto come dei bravi pupi dove i pupari li manovrano a loro piacimento. Malgrado ciò, se consideriamo che in Europa il 70% ha disertato l’ultimo Referendum è palese che l’80% di quel 30% che ha votato, ha mandato un chiaro messaggio alla Politica italiana.

Dopo aver tanto chiesto considerazione, negli ultimi vent’anni, ci è stato permesso di avere un sistema di rappresentanza articolato in una maniera da essere controllato dalla politica: Com.It.Es., CGIE e la rappresentanza parlamentare di 12 Deputati e 6 Senatori. Un sistema di rappresentanza che, con il passar del tempo è stato sistematicamente indebolito dalla stessa politica. Difatti, a candidarsi ai Com.It.Es. sono stati maggiormente attivisti politici che aspiravano ad un posto nel CGIE per poi scalare ed ottenere una candidatura alle politiche Nazionali. Purtroppo, i 18 parlamentari assegnati all’estero, eletti nei diversi schieramenti di partiti nazionali, una volta eletti si accodano alle decisioni dei rispettivi partiti, indebolendo anche i nostri parlamentari. Per finire, nel Referendum dello scorso 20 e 21 settembre, dove si è deciso la riduzione dei parlamentari, la rappresentanza all’estero si riduce ad 8 Deputati e 4 Senatori.

Prima o poi, quando si arriva ad una situazione di irreversibile staticità, è necessario che qualcuno prenda delle iniziative per cambiare, o perlomeno modificare la traiettoria che porta verso il nulla o il nulla peggiorativo. Per questo, qualche settimana fa, la SAIG ha invitato, a Roma, alcuni parlamentari eletti all’estero per aprire un tavolo di discussione che portasse ad informare quanti più possibile i cittadini di quale capacità abbiano i nostri organi eletti, compresa la compagine parlamentare, di saper fare gli interessi degli italiani all’estero. All’inizio, diversi parlamentari hanno accettato di essere presenti ma, purtroppo, con la nuova esplosione della Pandemia Covid-19 e le restrizioni sanitarie disposte dal Governo, solo l’On. Simone Billi, l’ex On. Alessio Tacconi, come consulente ed alcuni tecnici, lo scorso 25 ottobre a Roma, hanno partecipato all’incontro con la SAIG per discutere della tematica “Italiani all’estero” e del futuro che li aspetta.

Interfacciandosi anche con alcuni degli assenti, si è stabilito che, una volta terminata l’emergenza sanitaria, si potrebbe organizzare un seminario tra i nostri parlamentari e una delegazione di associazioni, organizzato dalla Società delle Associazioni Italiane di Ginevra (SAIG).

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