LE ANTICHE STRUTTURE RESISTONO: LA CLI DI DÜBENDORF - MATTIA LENTO
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“Poco fuori Zurigo, nel comune di Dübendorf, in una zona non molto battuta, c’è una piccola struttura in legno. Qualche tavolo all’esterno segnala la presenza di un bar o forse di un ristorante. Decidiamo di entrare. Ad accoglierci, all’interno, ci sono due donne dietro al bancone. Sul muro sono appesi menu domenicali, anche d’asporto. La cucina offerta è quella della tradizione culinaria regionale italiana. Siamo in piena pandemia, quindi ordiniamo velocemente un bicchiere di bianco e andiamo a sederci fuori al freddo.
Accanto a noi un gruppo di persone, sulla sessantina, alterna dialetti regionali italiani con lo svizzero tedesco. All’interno qualche avventore, nella saletta da pranzo, decide di sfidare il virus per non gelare dal freddo come succede a noi. Ci troviamo all’interno di una delle Colonie libere italiane (Cli) sparse per il paese. Le Colonie libere, storica organizzazione dell’emigrazione italiana antifascista e progressista, un’associazione che ha combattuto e ottenuto molto a favore degli stranieri in svizzera, non sono più in grado di incidere come in passato nel contesto svizzero, ma resistono al passare del tempo. I punti di ritrovo sparsi per il paese svolgono ancora una funzione importante di aggregazione e continuano a portare avanti i valori di solidarietà e uguaglianza che contraddistinguono da sempre l’organizzazione”. A scriverne è stato Mattia Lento, in questo articolo pubblicato da AREA, il settimanale del sindacato Unia diretto dalla Svizzera da Claudio Carrer.
“La Cli di Dübendorf esiste da 60 anni: un gruppo di italiani l’ha fondata il 17 dicembre del 1960. Margherita Nuzzo-Pugliese, che si presenta a noi con il tipico fare cordiale di chi è abituato ad avere a che fare con l’ospitalità. Nuzzo-Pugliese ci racconta: “La nostra colonia ha funzionato per sessant’anni grazie all’impegno di numerosi volontari e numerose volontarie. Una parte fondamentale di questo impegno è sempre stato rivolto ad attività culturali e ricreative. Nella nostra colonia abbiamo organizzato serate danzanti, attività teatrali, una biblioteca. Non è mai mancato nemmeno l’aspetto formativo, attraverso l’organizzazione di corsi professionali, anche in collaborazione con l’Ecap, quello assistenziale, in collaborazione con il patronato Inca, e non da ultimo, quello politico-sociale”.
Le Colonie libere hanno partecipato attivamente alla campagna contro l’iniziativa per la disdetta dell’Udc e attualmente sono parte, insieme a Unia, dell’alleanza politico-sindacale-associativa che si batte a favore di un miglioramento della legge sugli stranieri. “L’ultima campagna contro l’iniziativa l’ho vissuta con preoccupazione.
Negli ultimi anni la xenofobia sembra essere di nuovo aumentata in Svizzera e nel mondo. Le società vanno verso destra, il sovranismo la fa da padrone. Abbiamo cercato di sensibilizzare i nostri connazionali, abbiamo informato sulle conseguenze di questa iniziativa e abbiamo contribuito nel nostro piccolo alla vittoria. Mi sono ricordata anche dei miei genitori, comunisti, che, a cavallo tra anni Sessanta e Settanta, hanno combattuto Schwarzenbach e le sue iniziative xenofobe”.
Nuzzo-Pugliese ha abbandonato la politica ma non l’impegno civile: “Anche io come i miei genitori mi definisco comunista, ero addirittura segretaria locale del Pci, ma ho abbandonato la politica attiva quando Achille Occhetto ha deciso di sciogliere il partito per fondare il Pds”. Nuzzo-Pugliese è anche preoccupata per il futuro della colonia: “I giovani non ci sono e così sarà difficile garantire il ricambio generazionale e il futuro della nostra colonia””.