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I PICCHIATORI NELLA SVIZZERA ITALIANA DEGLI ANNI ‘80: PRONTO PER LE LIBRERIE IL LIBRO DI MANUELA MAZZI

Negli anni Ottanta, mentre in Italia spadroneggiavano i paninari, un poco più a Nord, nella Svizzera italiana, nasceva il movimento dei picchiatori. Non un movimento organizzato, per carità, ma uno spontaneo fiorire, qua e là, in questo o quel paese, di piccole e grandi bande, alcune sedentarie, altre motorizzate, dedite alla nobile arte del menar le mani. Giovanotti, ma neanche giovanotti, spesso poco più o poco meno che ragazzi, pressoché tutti maschi – con la lodevole eccezione di Cristina Brusino detta LouLou c’est moi –, impegnati a difendere il proprio territorio, l’onore delle ragazze, il diritto di stare in santa pace ai tavolini del bar preferito.


Con una scrittura distaccata – ma che nasconde un po’ d’affetto e un po’ d’ironia – Manuela Mazzi, nel suo “Breve trattato sui picchiatori nella Svizzera italiana degli anni Ottanta” (Laurana Editore 272 pp. - 18 euro) – in libreria dal 25 marzo nella collana “I fremen” diretta da Giulio Mozzi –, guida i lettori a conoscere una “generazione perduta”: che prima di essere ricondotta – dall’età, dalla naturale evoluzione degli ormoni, dalle pressioni sociali – a una vita mediocre e innocua come quella di chiunque, ha tentato di affermare, sia pur rozzamente, la propria presenza del mondo. Tra tutti, come un piccolo eroe omerico, spicca Matt Stehnermeier, detto Nitro, pugile per scelta e picchiatore per vocazione: che oggi, pur diventato padre di famiglia, non rinnega e non si rinnega: “C’è chi nasce lupo e chi nasce pecora. Io non sono nato pecora. Non mi piegherò mai a ciò che non ritengo giusto, in nessun ambito”.

Naturalmente, è tutto inventato.

“Il Breve trattato è una specie di catalogo, redatto con una certa burocratica pignoleria - scrive Giulio Mozzi nella prefazione - di personaggi che negli anni Ottanta, nella Svizzera italiana, si distinsero per la loro attività: il picchiare. Personaggi minimi, per carità, spesso adolescenti o poco più che adolescenti – ma alcuni di loro avevano iniziato la “carriera” di picchiatori già alle scuole medie, se non alle elementari –, solo in qualche raro caso protagonisti di episodi di cronaca di un qualche rilievo, e tuttavia risaltanti quasi come figure epiche. Sopra a tutti: Matt, il pugile detto Nitro (e condannato, ovviamente, a fare spesso coppia con Gerry detto Glicerina), principale memoria storica dell’epoca meravigliosa dei picchiatori.

Si parva licet componere magnis, come diceva Virgilio, se si possono paragonare le cose piccole alle grandi, ecco: questo Breve trattato è una piccola Iliade, è il poema epico di una generazione che si è trovata nel disagio e che ha cercato di sopravvivere nell’unico modo che ha trovato disponibile: picchiando.

“Ma questo libro è anche una sorta di bestiario, come il Libro degli esseri immaginari di Jorge Luis Borges e Margarita Guerrero o il trattato sui Rinopodi (gli animali che camminano sul naso) di Gerolf Steiner, celebre biologo tedesco; per tacere – anche l’uomo è un animale, no? – delle Vite di uomini non illustri di Giuseppe Pontiggia o delle Vite brevi di idioti di Ermanno Cavazzoni”.

Manuela Mazzi vive a Locarno. Giornalista, è caposervizio presso il settimanale “Azione”. Ha pubblicato in Ticino alcune opere narrative. Organizza corsi e laboratori di scrittura creativa.

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