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BASTA SOLDI AI PATRONATI: L’ATTACCO DELLA CONFSAL UNSA

Patronati ancora sotto attacco: con la Legge di Stabilità all’esame del Parlamento il Coordinamento Esteri della Confsal Unsa urla oggi il suo “no” alle “richieste di pompare denaro nel “Sistema patronati” nonostante tutti quelli che ne conoscono a fondo il funzionamento, ne chiedono disperatamente la riforma, il controllo e la trasparenza”.


La paura del sindacato è che si dirottino verso i patronati soldi che invece dovrebbero andare alla rete diplomatico-consolare: “come si fa a restare ciechi dinanzi all’odierna realtà dei Patronati all’estero, che richiede soprattutto una riconversione professionale di figure che hanno una formazione generica - più a carattere sindacale- chiamate ora a sostituirsi allo Stato, scavalcando pubblici concorsi?”.

Pesanti le accuse della Confsal Unsa: “come si può accettare che, a fronte di una lista come questa (le sedi consolari chiuse negli ultimi tre anni - ndr), si possa stare ad osservare ancora lo spuntare di sedi di patronato dappertutto, fenomeno ovviamente incoraggiato da circa 20.000 Euro annui per la sola esistenza di un “ufficio”, indipendentemente dalla sua attività e produttività? Come si può restare inermi di fronte alla sottrazione di fondi alle Rappresentanze estere del MAECI, per alimentare un sistema tuttora opaco che offre purtroppo opportunità e spazio per truffe milionarie a danno dei pensionati, come evidenziato dal caso in Svizzera?”.

Quindi, riferendosi a quanti sostengono la centralità del ruolo del patronato anche alla luce della chiusura delle sedi consolari operata dalla Farnesina, la Confsal Unsa si chiede: “come si fa ad alzare la bandiera bianca di uno Stato che chiude le porte in faccia a milioni di cittadini che sbarcano all’estero il proprio lunario? Mandando forse i lavoratori all’estero dai patronati?! Certamente no!”.

Per il sindacato, dunque, “se appare lecito chiedere denaro, convenzioni e accordi stipulati sui cadaveri dei consolati ormai chiusi e sulla soppressione di centinaia di posti di lavoro MAECI sulla Rete estera, è altrettanto lecito chiedere che i fondi dello Stato tornino allo Stato e che l’assistenza, la tutela, i servizi, l'accompagnamento, le informazioni tornino ad essere garantiti dalle Sedi statali all’estero che sono solo le ambasciate e i consolati”.

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