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Convegno CAVES - 8 novembre 2015

Domenica 8 novembre, alla Casa d’Italia di Zurigo, la CAVES ha tenuto l’annuale Convegno. In questa giornata delle radici venete abbiamo voluto ricordare la tragedia di Mattmark e in particolar modo tutti i caduti sul lavoro dell’emigrazione italiana in Svizzera. È stata allestita una mostra fotografica che l’Associazione Italia / Valais cortesemente ha messo a disposizione. La mostra, è bene ricordarlo, era già stata esposta al Senato della Repubblica con il patrocinio del Presidente della Repubblica e del Senato.


Dopo una breve introduzione di Saverio Sanvido, ha preso la parola Luciano Alban, presidente della CAVES, che, oltre al saluto, ha sottolineato l’importanza della manifestazione, cosciente che il significato di Mattmark non è da molti conosciuto. L’obiettivo del Convegno è quello della memoria per le prime generazioni, e consegnare una pagina di storia alle nuove generazioni. Dopo questa tragedia c’è stata una forte evoluzione in positivo delle forze politiche, imprenditoriali e sindacali sulla sicurezza nel lavoro.

Il Console Generale di Zurigo, che ha seguito tutto il Convegno, nel suo intervento ha ricordato tutte le vittime sul lavoro. Ha riferito inoltre che Il sindaco di Zurigo riconosce ed elogia il lavoro svolto dalla comunità italiana per il progresso della città. Ringrazia inoltre per aver portato uno stile di vita più gioioso rispetto alle rigidità della Chiesa riformata. Gli italiani hanno cambiato il modo di vivere della comunità svizzera: nell’alimentazione, nel modo di vestire e nel modo di essere.

Il prof. Domenico Mesiano, presidente dell’Associazione Italia/Valais, del comitato Mattmark 2015, curatore della mostra fotografica e del DVD che rappresenta una sintesi della tragedia, prima e dopo il disastro, ha illustrato i vari momenti della commemorazione. Ha poi invitato a visitare con attenzione la mostra fotografica. Non sono mancati riferimenti sulla sicurezza sul lavoro, in questo caso specifico la negligenza nel collocare le officine, la mensa e le baracche degli operai sotto la scia di caduta del ghiacciaio. Alle domande: com’è stato possibile? Non ci sono state risposte plausibili.

Il dott. Toni Ricciardi, storico del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Ginevra ha quindi presentato il suo libro “Morire a Mattmark”. Il Dipartimento, diretto dal Prof. Sandro Cattacin, veneto di seconda generazione, ha promosso uno studio sociologico approfondito sugli avvenimenti. Sono stati evidenziati due aspetti contrapposti. Dopo 7 anni d’istruttoria, la giustizia svizzera ha difeso (ingiustamente) in modo categorico, il principio del disastro naturale non prevedibile, assolvendo tutti gli imputati. D’altro canto, la comunità del Vallese, il Cantone e la società elettrica Kraftwerke che aveva commissionato la diga, hanno creato una grande catena di solidarietà, raccogliendo considerevoli somme a favore delle famiglie delle vittime. È evidente che la società civile ha rilevato chiare colpe morali.

Rosalba Cimino ha letto una lettera del Sindaco di San Giovanni in Fiore, secondo comune più colpito dopo Belluno. Il Convegno, molto partecipato e apprezzato, ha raggiunto gli obiettivi della CAVES.

Sanvido Saverio / Luciano Alban

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