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ANCORA IN ATTESA DEI CHIARIMENTI SU EX EMIGRANTI E VOLUNTARY DISCLOSURE

“No” alla ratifica dell’accordo con la Svizzera se persiste la violazione dell’accordo sulle doppie imposizioni ai danni dei cittadini italiani residenti in Svizzera e se non si chiarisce la posizione degli ex-emigrati nell'ambito della cosiddetta “Voluntary Disclosure”.


Questo in estrema sintesi quanto ribadito dal senatore Pd Claudio Micheloni che lo scorso martedì - in occasione dell’esame del ddl "Ratifica ed esecuzione del Protocollo, che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio" di cui è relatore in Commissione Affari Esteri - ha deciso di non presentare la sua relazione, sospendendo di fatto la ratifica, per via delle mancate risposte (più volte sollecitate) del Governo italiano circa alcune violazioni della doppia imposizione da parte della Svizzera.

Il senatore ha anche ribadito l'urgenza di chiarire la posizione degli ex-emigrati (ex-aire) circa la Voluntary Disclosure, considerandoli fuori dalla dichiarazione volontaria.

Il senatore Casini, presidente della Commissione, ha preso atto dei problemi sollevati dal senatore Micheloni e assicurato che contatterà il Ministro Gentiloni chiedendogli di sapere quali iniziative il Governo intenda assumere nei confronti delle autorità elvetiche per garantire ai cittadini italiani residenti in Svizzera una certezza sui loro diritti e come voglia procedere per chiarire la posizione degli ex-emigrati ed ex-frontalieri rientrati in Italia sulla questione della Voluntary Disclosure.

Nel suo intervento in Commissione, Micheloni ha spiegato ai colleghi che la questione da lui sollevata “non è legata alla ratifica di questo accordo ma alla fase di negoziazione dell'accordo stesso. Abbiamo più volte sollecitato il Governo (anzi, i Governi che si sono succeduti in questa fase di negoziati) ad affrontare i problemi fiscali sulle doppie imposizioni riguardanti più di mezzo milione di italiani che vivono in Svizzera. Ma tali sollecitazioni sono state totalmente ignorate dai nostri negoziatori”.

Per chiarire meglio la questione, Micheloni ha citato a mo’ di esempio il fatto che “alla fine di questo anno scadrà in Svizzera la possibilità per i cittadini italiani di dichiarare gli immobili posseduti in Italia (si tratta soprattutto di case, terreni ed altri beni ereditati) che non sono stati dichiarati fino ad ora al fisco svizzero, perché per molti anni quest'obbligo non era previsto in Svizzera. Nell'accordo di non doppia imposizione risulta che il fisco svizzero deve tassare questi beni solo per la cosiddetta fortuna, che sarebbe una tassa sul patrimonio, in quanto in Italia questa tassa non esiste.

Alcuni cantoni (ad esempio il cantone di Neuchâtel, ma ce ne sono molti altri), invece, non solo applicano una tassa sul patrimonio, ma addirittura calcolano un rendimento di questi immobili, come se fosse affittato. Il calcolo è teorico e non reale, ma viene comunque inserito nel reddito dei nostri cittadini in Svizzera. Il tutto è tassato attorno ai 30/40%. Ciò rappresenta però una violazione dell'accordo di non doppia imposizione, che penalizza centinaia di migliaia di italiani. Ho chiesto più volte al Governo italiano di intervenire e chiarire questo comportamento del fisco Svizzero, ma con i risultati che sapete. Ribadisco in questa occasione che sto aspettando delle risposte”.

L’altra questione rilevante che ancora deve essere chiarita, ha aggiunto Micheloni, “è la situazione dei nostri ex-iscritti Aire (vale a dire, ex-emigrati che sono rientrati in Italia). Anche qui, mi sono stancato di aspettare, avendo proposto emendamenti al decreto, riproposto emendamenti alla Legge di Stabilità per risolvere questo problema, che è un problema di definizione. Con l'entrata in vigore della norma sulla Dichiarazione Volontaria (Voluntary Disclosure) oggi i nostri ex-emigrati sono considerati degli evasori, non solo per il Diritto italiano ma anche per le banche svizzere.

Per quanto riguarda la doppia imposizione, avevamo organizzato già quattro cinque anni fa un incontro tra i due Senati, italiano e svizzero. Sugli altri punti riguardanti gli ex-emigrati e gli ex-frontalieri, abbiamo proposto emendamenti, ma ci troviamo davanti ad un muro di gomma. Nel frattempo, è cambiata anche la norma europea riguardante il rapporto con i lavoratori transfrontalieri. Il Governo italiano ha firmato un nuovo accordo con la Svizzera qualche mese fa”.

“Ho fatto richiesta del testo ma non riesco ancora ad averlo”, ha denunciato Micheloni. “Questo vuol dire che stiamo lavorando su questi temi, partecipando a dibattiti, non avendo nemmeno il testo di riferimento. Ci dobbiamo accontentare di ciò che ci riferiscono a voce. Vi rendete conto che non riusciamo nemmeno ad avere il testo di un accordo firmato dal nostro Governo? Se il lavoro di parlamentare non consente neanche di ottenere delle risposte da parte del Governo, negative o positive che siano (tutte sono legittime purché ci siano), allora direi, dopo aver rottamato il Senato, perché non rottamiamo anche la Camera? Facciamo andare avanti solo i tecnici e i ministri? Capite che non è più sostenibile questa situazione”.

Quindi, Micheloni ha ribadito al presidente Casini che se non otterrà “risposte da parte del Governo italiano su come intende affrontare i temi posti con il Governo svizzero, non presento nessuna relazione sulla ratifica. Consideri che le scadenze stanno andando avanti. In Svizzera le penali sono tra il 100% e il 300%. Un cittadino ha ricevuto un adeguamento fiscale di 66 mila franchi svizzeri, che con un'eventuale penale potrebbe arrivare fino a 180 mila franchi... Sono anni che stiamo cercando di affrontare questi problemi. Prima di mettere ai voti la ratifica chiedo che siano date delle riposte, e non mi posso accontentare di quelle fornite dal sottosegretario Giro, il quale si è permesso, come ho già accennato, di inviarmi tramite e-mail l'estratto di un accordo del 1976”.

Nella sua replica, Casini si è detto disponibile ad “aprire un dibattito su questo punto” visto che si è “in presenza di una situazione che diventa assai perniciosa per i nostri connazionali, perché a fronte di interpretazioni corrette che alcuni cantoni danno, altre sono molto discutibili, e comunque non abbiamo la certezza del diritto nell'interlocuzione con l'autorità svizzera”.

“Manderò una lettera a Gentiloni – ha, infine, annunciato casini – che sostanzialmente dice questo: "Nel corso dell'ultima riunione della Commissione Affari Esteri è stato sollevato da parte del relatore del Ddl 2125 il tema già più volte sollevato e che non ha avuto risposte convincenti nell'interlocuzione con il sottosegretario Giro; chiediamo quali iniziative il Governo intenda assumere nei confronti delle autorità elvetiche per garantire ai cittadini italiani residenti in Svizzera la certezza dei loro diritti””.

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