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La Newsletter di Laura Garavini

Care democratiche e cari democratici in Europa
a nostra Europa è in difficoltà come forse mai prima nella sua storia. D’altro lato, proprio a seguito dei problemi che stiamo affrontando c’è bisogno più che mai di un’Europa capace di dare riposte e di trovare insieme (!) delle soluzioni. Ne ho parlato in Aula in Parlamento, in preparazione dell’ultimo Consiglio Europeo, in risposta al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Nel mio intervento, rispondendo anche alle critiche dei Cinquestelle, ho sottolineato il ruolo fondamentale dell’Italia in questo processo.


Di fronte alle chiusure di diverse frontiere nel Sudest e nel Nord d’Europa, di fronte ad un'Europa che vacilla, il posto dell’Italia, culla degli ideali europei, non può che essere in prima fila tra coloro che difendono i valori europei e si battono per rafforzarli proprio adesso - perché le grandi difficoltà le risolviamo solo insieme e non con azioni nazionali individuali. Ed è positivo che l’Italia proprio in questo periodo si presenti come un Paese di nuovo serio, come un Paese che viene di nuovo rispettato ed ascoltato a livello europeo. Questo ruolo ci ha consentito di fare breccia nel muro dell’austerità, spingendo l’Europa verso una politica che promuova più crescita e più lavoro. E ha fatto sì, come ho detto nel mio discorso, che l’Europa nella crisi dei rifugiati non guardi solo alla Turchia, ma anche alla situazione in Libia.

L'Italia è fuori dalla crisi
Ci siamo. L’Italia respira e anche per gli italiani all’estero le cose migliorano. Ne ho parlato questo mese intervenendo alla Casa d'Italia a Berna, alla riunione Intercomites, Cgie, Parlamentari e rappresentanze diplomatiche. Abbiamo superato grandi ostacoli per realizzare tantissime riforme negli ultimi due anni - e l’economia reagisce. I dati resi noti dall'Istituto centrale di Statistica, dimostrano che l'Italia sta ripartendo. Oltre 764.000 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato nel solo 2015, il calo della disoccupazione, un aumento dei consumi, un picco dei mutui per l'acquisto di case, l'incremento della fiducia dei cittadini. Risultati capaci di rendere finalmente più moderno e più europeo il nostro Paese e di rimettere in moto l'occupazione. E anche gli italiani all'estero iniziano a vedere dei risultati. Dopo anni di tagli e penalizzazioni riscontriamo una inversione di tendenza per le politiche per gli italiani nel mondo.  L'ho ribadito anche alla riunione dei Circoli del PD Germania, riuniti la settimana scorsa a Metzingen dalla Presidenza del PD Germania: Franco Garippo, Giulia Manca ed Angelo Turano.

Professioni esportabili in Europa
Sono 25 milioni le persone che ogni anno si spostano in Europa da un paese all'altro - noi italiani ne siamo un gruppo consistente. E tanti di noi conoscono questo problema: un diploma riconosciuto è spesso fondamentale per trovare lavoro nel nuovo paese, per crearsi una nuova vita lavorativa all’estero. Ne abbiamo parlato al convegno “Certificazione delle competenze in Europa”, promosso insieme ai colleghi della Commissione Politiche Europee e ai Sottosegretari Sandro Gozi, Luigi Bobba e Gabriele Toccafondi. Per garantire concrete opportunità di lavoro e rendere davvero libera la circolazione delle persone, bisogna che un diploma rilasciato in un Paese sia riconosciuto anche negli altri. Ecco perché servono regole comuni per ottenere determinate certificazioni professionali. A questo proposito l’Italia è all’avanguardia a livello europeo perché siamo tra i primi ad avere recepito la Direttiva europea (2013/55) con la quale si prevede il reciproco riconoscimento di cinque professioni in tutta Europa. Si tratta dei mestieri di infermiere, farmacista, agente immobiliare, fisioterapista e guida alpina.

Da Gastarbeiter ad EU workers
Pionieri della libera circolazione sono i milioni di lavoratori italiani che, a partire dagli anni '50, alla luce di accordi internazionali con diversi Paesi dell'area europea, hanno lasciato le proprie terre per cercare un futuro migliore in terra straniera. Per esempio in Germania. Sono molto grata alla Direttrice del Goethe Institut, Gabriele Kreuter Lenz, per avere promosso a Roma un bellissimo incontro sul tema Gastarbeiter, quegli 'emigrati ospiti', che partirono a seguito di accordi bilaterali. L'iniziativa è stata particolarmente riuscita anche perchè, accanto alla riflessione storica, ci siamo spinti ad analizzare le politiche per l'integrazione messe in atto nel corso degli anni, tenendo conto dei processi migratori dei nuovi EU-workers, i tanti giovani che hanno ripreso ad emigrare in massa negli ultimi anni. L'iniziativa, mandata in onda in streaming, è visibile al seguente link. Accanto a me ha preso parte al dibattito Oliver Janz, professore di storia contemporanea alla Freie Universität di Berlino. Sul tema delle nuove mobilità ho avuto modo di esprimermi anche in una recente puntata di Community, programma televisivo di Rai Italia, nella quale parlo fra l’altro della nuova generazione di emigrati italiani in Europa.

Il cessate il fuoco in Siria, motivo di speranza
La vittoria alla Berlinale del film del regista Rosi sui profughi a Lampedusa, non è solo motivo di grande orgoglio per il nostro cinema. E' anche un monito alla politica, soprattutto in Europa. Ci racconta infatti cosa significhi vivere a Lampedusa a contatto diretto con la tragedia degli sbarchi. Ci mostra la disperazione e le speranze dei profughi che arrivano su questa piccola isola da paesi come la Libia o la Siria, dove la guerra e la fame spingono alla fuga milioni di persone. Proprio in Siria l’accordo per il cessate il fuoco, siglato pochi giorni fa tra Stati Uniti e Russia, è un motivo di grande speranza. L'ho detto in Aula, intervenendo in sede di replica al Ministro degli Esteri Gentiloni, che ha risposto a un nostro question time, presentato dal Gruppo PD sulla situazione in Siria. E' importante che anche l’Italia sia fortemente impegnata a sostenere questo fragile processo di pace. Quello dell'Italia è un contributo cruciale,  volto a sostenere una soluzione, il più possibile pacifica, del conflitto.

Il ruolo dei Parlamenti nazionali per l'Europa
Come riformare l’Europa, così da metterla al riparo dai populismi e dalla crisi economica, politica e di sfiducia che sta rischiando di distruggerla? E' stato questo l’oggetto della conferenza dei Presidenti dei gruppi parlamentari progressisti appartenenti al PSE, tenutasi a Roma questo mese. Titolo dell'incontro, da me moderato: "L'Europa, di fronte alle sfide del futuro. Il ruolo dei Parlamenti nazionali". Alla conferenza, che ho avuto il piacere di curare in qualità di componente dell'Ufficio di Presidenza del Gruppo PD con delega all'Europa, hanno preso parte i responsabili di 17 paesi. Il messaggio uscito dalla due giorni di lavoro è stato compatto: l’Europa deve mettere in campo misure per la crescita e l'occupazione, togliendosi di dosso l’etichetta di vigile spietato dei bilanci dei Paesi del Sud. Al contrario bisogna tornare ad appassionare i cittadini del nostro continente, ricominciando a discutere di diritti e di valori comuni. E lo vogliamo fare insieme, in stretto coordinamento tra parlamenti nazionali, Parlamento europeo e PSE, per essere protagonisti di un decisivo cambio di passo nella politica dell’Unione Europea.

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