IL SENATO RATIFICA L’ACCORDO ITALIA-SVIZZERA SULLE DOPPIE IMPOSIZIONI FISCALI
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Nella seduta di ieri, l’Aula del Senato ha approvato definitivamente il ddl di ratifica dell’Accordo italo-svizzero sulle doppie imposizioni fiscali (Ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, con Protocollo aggiuntivo, conclusa a Roma il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978, fatto a Milano il 23 febbraio 2015).
Relatore in Aula, Gian Carlo Sangalli (Pd) che, dopo aver sintetizzato gli obiettivi del ddl, ha segnalato ai colleghi che “nel corso dell'esame presso la Commissione affari esteri, il Governo ha accolto un ordine del giorno, presentato dal senatore Micheloni e sostenuto da tutta la Commissione, in cui si impegna a tutelare la posizione dei cittadini italiani che hanno svolto attività lavorative all'estero, in qualità di residenti iscritti all'AIRE ovvero come lavoratori transfrontalieri, e con i proventi di tali attività, già assoggettata a tassazione e contribuzione obbligatoria nello Stato estero, abbiano ivi costituito attività finanziarie o abbiamo acquisito immobili”.
La Svizzera, ha aggiunto il senatore, “è stata usata come paradiso fiscale, come cassaforte, in vario modo, di denaro più o meno legale e questo ordine del giorno serve a chiarire che in Svizzera hanno lavorato tantissimi italiani, molti dei quali hanno anche costruito il proprio successo economico, i quali non sono esportatori di valuta ma gente che ha prodotto la propria ricchezza sul quel territorio e quindi o sono stati tassati in Svizzera o sono tassati per i beni che hanno in Italia: per costoro – ha ribadito, concludendo – bisogna evitare la doppia tassazione, perché sarebbe eccessiva e ingiusta”.
Considerazioni condivise, nelle dichiarazioni di voto, anche dalla Lega Nord: il senatore Crosio ha infatti confermato che il partito “condivide quanto il relatore Sangalli ha appena affermato circa l'importante lavoro svolto dal collega Micheloni, in Commissione, per l'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto e condividiamo. Riteniamo fondamentale che i nostri concittadini residenti all'estero, in questo caso nella Confederazione elvetica, non corrano più il rischio di essere paragonati, per quanto riguarda le questioni fiscali, alla banda della “pizza connection”, perché questo è quello che è successo nel corso degli anni”.
Crosio ha quindi segnalato che “un aspetto fondamentale dell'articolo 2, che configura un rischio che possiamo correre con questo trattato. L'articolo 2, al terzo capoverso, fa chiaro riferimento al fatto che i vari Governi possono avviare procedure relativamente ad informazioni di carattere fiscale, ad esempio patrimoni detenuti nelle banche, che vengono classificate come «verosimilmente rilevanti». Ebbene, dobbiamo prestare molta attenzione affinché non si incorra nell'eventualità che questa ricerca generalizzata possa diventare una ricerca indiscriminata sui nostri cittadini. Mi riferisco al famoso rischio del fishing expedition, che si può verificare a livello internazionale”. Il senatore ha poi ricordato di “aver già visto i nostri concittadini lavoratori o residenti all'estero molto preoccupati per l'attività svolta dal nostro Paese, in questo caso sulla questione del rientro dei capitali dalla Svizzera, per cui è stata condotta una campagna, a nostro giudizio, pesante e molto aggressiva, che ha messo i nostri concittadini in allarme. Si tratta, tra l'altro, di cittadini che hanno risorse economiche che provengono dal sudore del proprio lavoro. Sottolineiamo pertanto che non dobbiamo correre assolutamente questo rischio. In ogni caso, voteremo convintamente questa ratifica, che è bene sia arrivata all'esame dell'Assemblea, anche se in ritardo”.
Dopo le sintetiche dichiarazioni di voto favorevole degli altri Gruppi, l’Aula ha infine approvato il ddl e l’odg Micheloni, sottoscritto anche dal collega Di Biagio, che qui riportiamo.
“Il Senato, in sede di esame del disegno di legge n. 2125, recante "Ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio", riaffermata l'importanza della collaborazione internazionale nella lotta all'evasione e all'elusione fiscale, considerata tuttavia l'esigenza di tutelare la posizione dei cittadini italiani che hanno svolto attività lavorative all'estero, come residenti iscritti all'AIRE ovvero come lavoratori frontalieri, e con i proventi di tale attività, già assoggettata a tassazione e contribuzione obbligatoria nello Stato estero, abbiano ivi costituito attività finanziarie o abbiano acquisito immobili impegna il Governo a valutare la possibilità di promuovere un'iniziativa legislativa affinché
- a decorrere dal 1° gennaio 2016, le somme detenute da tali cittadini italiani presso conti correnti bancari esteri, nonché le somme derivanti dalla vendita di beni immobili detenuti all'estero (acquistati o realizzati durante il periodo di iscrizione all'AIRE) siano assoggettate ad aliquota non superiore al 3 per cento e a tali somme non si applichino le disposizioni di cui alla legge 15 dicembre 2014, n. 186, e al decreto-legge 30 settembre 2015, n. 153, convertito con modificazioni nella legge 20 novembre 2015, n. 187;
- le donazioni e le eredità a cittadini italiani residenti in Italia, derivanti da attività lavorative svolte all'estero, non siano assoggettate alla tassazione in Italia qualora già assoggettate a tassazione nel Paese estero, e ad esse non si applichino comunque le disposizioni di cui alla legge 15 dicembre 2014, n. 186, e al decreto-legge 30 settembre 2015, n. 153, convertito con modificazioni nella legge 20 novembre 2015, n. 187”.