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TRUFFA INCA ZURIGO/ IL CDF SCRIVE AL PRESIDENTE GRASSO: IL SENATO CONTINUI GLI ACCERTAMENTI EVIDENZIATI DAL CQIE

L’indagine sui patronati all’estero condotta dal Comitato per le Questioni degli Italiani all’Estero non deve rimanere “lettera morta”. Questo, in estrema sintesi, quanto sostiene il Comitato Difesa Famiglie presieduto da Marco Tommasini, che raggruppa i familiari dei truffati dall’Inca di Zurigo, in una lettera al Presidente del Senato Pietro Grasso. Nella lettera, Tommasini critica le posizioni assunte dal Ministero del Lavoro e, richiamando il passato in magistratura del presidente, esorta Grasso affinchè il Senato “continui l'attività di accertamento delle responsabilità in essere”.


Il testo della lettera.
“Gentile Presidente, Pietro Grasso, il Comitato del Senato per le questioni degli italiani all’estero (CQIE) ha concluso l’indagine conoscitiva sui patronati che operano all’estero. Tale indagine venne autorizzata da Lei, nella Sua funzione di Presidente del Senato, in data 10 ottobre 2014. Il documento conclusivo è stato approvato all'unanimità il 23 marzo 2016. L’indagine si è occupata altresì della truffa perpetrata dal Patronato INCA con sede a Zurigo nei confronti e a danno di parecchi pensionati italiani residenti in Svizzera, organizzati ora nel Comitato difesa famiglie, di cui il sottoscritto è presidente.
In questo contesto il Ministro Poletti, nella risposta fornita di proprio pugno al Comitato per le questioni degli italiani all`estero, al punto n.11, relativamente alla truffa, rendeva noto quanto segue:

“11) “Per quanto concerne le problematiche relative all'INCA Svizzera, è opportuno premettere la sussistenza della competenza del giudice elvetico. (…) Inoltre, a seguito delle segnalazioni pervenute circa i presunti illeciti posti in essere, presso la sede INCA di Zurigo, dal Responsabile Signor Antonio Giacchetta, è stata effettuata, in data 11 novembre 2009, una ispezione straordinaria al fine di verificare la fondatezza di quanto portato a conoscenza di questa Amministrazione.(…). Dalle risultanze ispettive, tuttavia, non sono emerse gravi irregolarità amministrative o violazioni dei compiti istituzionali tali da determinare l'adozione delle misure di cui all'art. 16 "Commissariamento e scioglimento" della legge n. 152/2001”.

Al riguardo, in contrapposizione a quanto affermato dal Ministro Poletti nella nota in questione, si evidenzia che, anche successivamente all'ispezione straordinaria in parola, le truffe presso l’INCA Svizzera proseguirono, poiché gli ispettori inviati all'uopo dal Ministero del Lavoro, vennero muniti nei fatti unicamente del mandato di verifica della attività di statisticazione delle pratiche svolte, ma non di quella amministrativo-contabile, di competenza esclusiva della Guardia di Finanza. In aggiunta, occorre rilevare che il Ministro Poletti pare disconoscere che il Ministero del Lavoro ha facoltà di accertamento di eventuali irregolarità amministrativo-contabili, con l'esecuzione di interventi mirati, tuttavia unicamente sulla sede nazionale del patronato e non sulla associazione estera convenzionata. L'unico organismo preposto a fornire risposte sull'attivita' amministrativo-contabile delle associazioni estere convenzionate, è la presidenza nazionale dell'istituto di patronato con sede sul territorio italiano.

Al punto n. 12 il Ministro Poletti aggiunge:
“12) Certamente agli Istituti di patronato, quali soggetti di diritto privato, è demandata la funzione primaria di controllo sulla attività svolta dai propri dipendenti, come previsto dalla normativa. Su questa materia il Ministero può farsi parte diligente anche per stilare linee guida che contengano le istanze principali che i Patronati stessi intendono assumere nei propri testi comportamentali codificati. In ogni caso eventuali condotte illecite non possono che essere oggetto di valutazione alla luce delle norme penali vigenti nello Stato italiano o, se poste in essere all'estero, dello Stato in cui la violazione è commessa. Per quanto concerne l'INCA, come già riferito, la vicenda è attualmente oggetto di specifica indagine da parte della magistratura elvetica. Al momento l'accesso agli atti che fanno parte dell'istruttoria svizzera non è consentita ai funzionari ministeriali. I'Istituto ha comunque deciso di continuare a svolgere la propria attività in Svizzera al fine di garantire il patrocinio ai propri assistiti e non affievolire la tutela dei lavoratori”.

Relativamente a questo particolare aspetto della vicenda, il Ministro Poletti pare altresì disconoscere che la procedura giudiziaria è conclusa da tempo in Svizzera, con la condanna dell'INCA al risarcimento dei danni, così come disposto dal tribunale federale elvetico, in ultima istanza, nel giugno 2013.

Il patronato INCA, tuttavia, sceglie la procedura del fallimento, per non indennizzare i propri assistiti - gravemente danneggiati e truffati - chiudendo poi gli uffici dell'associazione convenzionata con l'INCA sul territorio elvetico, per riaprirli subito dopo sotto altre sigle.

Pertanto, come certifica il Ministro del lavoro nella propria risposta al CQIE, l'INCA continua ad essere presente in Svizzera, svolgendo la propria attività, tuttavia sotto altra veste ovvero sigla, e continuando a percepire il finanziamento del Ministero del Lavoro, come se nulla fosse accaduto.

Come evidenzia il documento finale approvato dal CQIE, i patronati operano all'estero per il tramite di associazioni locali, con le quali stipulano convenzioni ad hoc, che tuttavia rappresentano solo una finzione giuridica, poiché i poteri sono saldamente rinchiusi nelle mani dei patronati nazionali. Infatti, i mandati sono intestati al patronato nazionale, la statistica presentata al Ministero del Lavoro è intestata alla sede romana del patronato, e il finanziamento del dicastero predetto avviene tramite la sede nazionale, la quale poi, oltre a introitare le risorse economiche, provvede a distribuirle come crede.

In merito, lo stesso Comitato per le questioni degli italiani all`estero, nella sua relazione conclusiva, precisa:
"Sul piano formale i patronati all'estero operano come associazioni a legislazione locale, pertanto sebbene disciplinate dalla norma locale, sono ulteriormente e principalmente coordinate e condizionate da specifiche convenzioni tra le sedi nazionali e le associazioni stesse. Le convenzioni disciplinano e impongono alle associazioni estere obblighi di comportamento ed inoltre disciplinano le modalità organizzative e di modus di statisticazione delle pratiche di qualsiasi natura e attinenti a qualsiasi tipologia di intervento. Malgrado le condizioni delle associazioni sul piano giuridico siano quelle di associazioni libere locali, le sedi nazionali dei patronati utilizzano una gestione diretta sia sul piano operativo che organizzativo”.

Gentile Presidente, a questo punto è d'obbligo la seguente domanda: se la situazione verificatasi in Svizzera presso il patronato INCA fosse avvenuta sul territorio nazionale, in quali responsabilità, civili e penali, sarebbero incappati i responsabili?

Al riguardo il Ministro Poletti, come sopra citato, fornisce una risposta ed essa va nella direzione, in applicazione della Legge n.152/2001, del commissariamento del patronato. Come mai ciò non e' avvenuto nella situazione specifica qui esposta?

Nonostante l'accertamento di siffatti gravi irregolarità ed illeciti, come confermati peraltro dallo stesso Ministro Poletti, il CQIE approva un documento finale, nel quale non si fa accenno alcuno - quale conclusione dovuta dell'indagine eseguita - a successivi passi volti all'acquisizione delle effettive responsabilità. Tali conclusioni mostrano, pertanto, un limite palese, se non si porranno lo scopo di individuare responsabilità civili e penali grazie alla consegna dei documenti acquisiti alle Autorità Giudiziarie, alla Guardia di Finanza e alla Ragioneria dello Stato. In assenza dei passi successivi, il lavoro svolto sarà assolutamente privo di effetti.

Gentile Presidente, nella Sua veste di magistrato, Lei ha messo tutta la Sua vita in prima linea per salvare la speranza di un futuro piu' giusto. Il Comitato di difesa delle famiglie danneggiate in ordine a diversi milioni di euro nella ben nota questione svizzera, Le chiede ora, dinanzi a fatti conclamati e documentati, che l'Istituzione da Lei presieduta continui l'attivita' di accertamento delle responsabilità in essere.

La giustizia deve fare il suo corso. Siamo certi che Lei mostrera' la dovuta attenzione nei confronti di una richiesta, che Le viene rivolta anche a nome di una platea di pensionati privati dei loro minimi diritti pensionistici.

Gentile Presidente, non deve assolutamente accadere che l'indagine conoscitiva del CQIE sull'operato dei patronati all'estero, condotta con grande equilibrio e sensibilita', cada nell'oblio e si traduca alla fine, come gia' paventato da uno dei responsabili delle strutture di patronato, in "un topolino partorito da una montagna”".

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