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Essere Leonardo da Vinci – Un’intervista impossibile

Pièce teatrale al CERN Globe of Science and Innovation – Ginevra, 23 maggio 2016.

Il Globo del CERN è stato protagonista di un evento particolare, ospitando 150/200 persone della rappresentanza italiana alle Organizzazioni Internazionali a Ginevra, e altri ospiti di calibro internazionali, per assistere ad una pièce teatrale incentrata sulla fugura di Leonardo da Vinci, che, se vissuto ai giorni nostri, sarebbe stato certamente parte del prestigioso CERN.


Lo spettacolo teatrale, co-organizzato dalla Missione Permanente d’Italia presso le Organizzazioni Internazionali e dal CERN, ha trattato l’argomento della vita e della vera storia di un genio assoluto di tutti i tempi e nel mondo, Leonardo da Vinci.

Spettacolo ideato dall’attore, drammaturgo e regista teatrale  Massimiliano Finazzer Flory, che è stato rappresentato in anteprima nel 2012 a Londra, alla National Gallery, in occasione della mostra “Leonardo da Vinci. Painter at the court of Milan”.

Ad affiancare il rinomato autore teatrale, il Capo missione, l’Amabasciatore Maurizio Serra, il nostro più importante rappresentante diplomatico presso l’ONU e le Organizzazioni internazionali, nei panni del giornalista ne “L’intervista impossibile”, scoprendone le doti artistiche e recitative, di notevole rilevanza.

Finazzer Flory ha recitato nei panni (“d’epoca”) di Leonardo, assumendone financo le sembianze fisiche attraverso un elaborato trucco di scena, e utilizzando un italiano antico tradotto in inglese attraverso la proiezione del testo al di sopra del palco.

L’allestimento scenico era essenziale e semplice: due poltrone, una lampada, un piccolo leggio in un angolo. La luce in scena ha contribuito a creare l’atmosfera tutta particolare dello spettacolo, sottolineando i punti salienti dei dialoghi e focalizzando gli sguardi sul protagonista nei momenti più impegnativi del testo. Così come anche la musica, lenta ed evocativa nel momento giusto. Metodo efficace per far concentrare l’attenzione del pubblico soltanto sui dialoghi.

Il testo recitato da due soli attori, Leonardo, naturalmente ed un giornalista dei nostri tempi, che armato di cartelletta e penna, ha posto, in inglese, a Leonardo una serie di domande sul suo pensiero, la sua vita, il suo modo di pensare, le sue opere, alle quali Leonardo rispondeva con passione, ironia, semplicità, sarcasmo e sintesi, trasmettendo, così, la netta percezione che fosse Leonardo in persona a rispondere, attraverso una strana finzione spazio-temporale, come se fosse davvero arrivato ai nostri giorni a spiegarci il suo genio e la sua filosofia di vita.

Attraverso domande e risposte, abbiamo ripercorso quella che è stata la sua vita, testimonianza della sua ecletticità in tutti i settori in cui si è applicato. Dallo studio delle armi di guerra, alla pittura; dalle invenzioni di macchine per volare, all’uomo di Vitruvio; dalla medicina e dall’anatomia, all’architettura. Egli ha incarnato in pieno lo spirito della sua epoca. E nella pièce teatrale i suoi talenti di scrittore, artista, pittore, scultore, anatomista, ingegnere, architetto, scienziato, scenografo, musicista emergono, con delicatezza e saggezza, nel volgere di un’ora.

Un suo pensiero finale ci lascia: gli uomini di diversi mondi si incontreranno e si parleranno, si abbracceranno e comunicheranno, nonostante i diversi linguaggi.

Ed infine, il giornalista gli chiede, cosa pensa della sua vita ed egli risponde che affinchè si abbia una morte lieta, è necessaria aver vissuto una vita che sia stata una vita ben spesa e fruttuosa.

Leonardo ha risposto a tutte le domande poste dal giornalista, tranne all’ultima, forse la più importante per tutti noi, uomini moderni, che ancora non siamo riusciti a spiegarci i molti misteri che questo uomo unico al mondo, ci ha lasciato: “Chi è la Monna Lisa? Chi si nasconde dietro il suo viso?”. Ebbene, dopo aver riflettuto,  e dopo aver lanciato occhiate intense al suo pubblico in sala, cmentre il volume della musica si alza, Leonardo sceglie di rivelare l’arcano soltanto al giornalista, bisbigliandogli nell’orecchio il bandolo della matassa, ma lasciando tutti gli altri nell’interrogativo che ha attraversato i secoli ed è giunto, irrisolto, fino a noi. E, poi, lentamente come era entrato in scena, se ne va.

Si è trattato di uno spettacolo molto ben scritto ed intepretato, con un testo aderente a fonti originali dell’epoca. L’accostamento tra la lingua rinascimentale utilizzata per i dialoghi del protagonista e l’inglese (lingua moderna che oggi rappresenta una delle lingue più parlate al mondo), sottolinea molto efficacemente sia il genio innovativo e contemporaneo di Leonardo, sia la continuità temporale tra la sua modernità di allora, nel Rinascimento, e la sua modernità ancora al mondo d’oggi, una sorta di filo ininterrotto che ha attraversato i secoli e che ha fatto di Leonardo un mito riconosciuto, studiato ed ammirato in tutto il mondo, senza soluzione di continuità.

E se il pubblico si apettava la solita pièce teatrale, tutta incentrata su monologhi e scarsa recitazione, si è dovuto ricredere dal momento che lo spettacolo è stato originalissimo ed ha fatto presa su chi vi ha assistito fin da primo momento. Raramente godiamo di spettacoli di tale levatura. Onore, ancora una volta, al genio creativo italiano che non si smentisce col passare del tempo.

Di Alessandra Testaguzza e Carmelo Vaccaro

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