Gianni farina “Il ragazzo, la scuola, la maestra, l’emigrazione, la politica. Un libro che “mi racconta”
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“Il ragazzo, la scuola, la maestra, l’emigrazione, la politica. Un libro che “mi racconta”. Anche nelle vicende più intime”. Così Gianni Farina, deputato del Pd eletto all’estero, presenta il suo primo libro, “Storie” (pagg. 285, Bisdada edizioni) con la prefazione di Gianni Cuperlo. “Politico e Narratore. O viceversa, Narratore e Politico, come molti amici/che e compagni/e mi vedono”, scrive Farina di se stesso. “Ho la passione di scavare dentro un fatto come fanno i lavoratori edili con la terra. Forse è stato il mestiere di tecnico del genio civile, a portarmi ad analizzare il sottosuolo, per vedere cosa c’è, se può reggere un ponte o una strada, se può essere trafitto da una galleria. Non mi sono mai potuto permettere di soffermarmi alla superficie, quasi sempre instabile, friabile, melmosa, traballante. E il terremoto che periodicamente colpisce l’Italia ne è la prova: quando si costruisce senza una base solida, l’edificio crolla”.
“Ho voluto fare questo riferimento alla mia professione e al terremoto, - spiega il parlamentare – perché ho deciso di devolvere il ricavato dalla vendita del mio libro ai terremotati. Sarà una piccola goccia, ma voglio essere tra coloro che hanno donato qualcosa, anche di importante. Non potevo non compiere questo gesto. Vengo da una terra che ha conosciuto nell’estate del 1987 la terribile sciagura dell’alluvione. Ricordate la Valtellina, la provincia di Sondrio? Quella volta furono 53 i morti e migliaia gli sfollati”.
“Nelle mie storie per la “Pagina”, settimanale di lingua italiana edito in Svizzera, ho tracciato un percorso che mi ha accompagnato negli ultimi anni ai lettori e alle lettrici”, aggiunge Farina. “Ho rivelato molto di me. Un viaggio condotto attraverso le emozioni, attraverso i sentimenti, che spesso non vengono riscontrati nella classe politica italiana. Voglio ringraziare la Pagina, che per tutti questi anni ha pubblicato le mie storie dalle quali abbiamo tratto il libro”, sottolinea il dpeutato. “Voglio ringraziare il collega Gianni Cuperlo, che ha scritto l’introduzione dopo aver letto e riletto queste storie. Lo ha fatto con grande sensibilità ed eleganza. E voglio ringraziare per la postfazione Antonio Ravi Monica, professore ai Corsi di lingua e cultura italiana”.
La prefazione di Cuperlo.
“L'arte della memoria e il flusso della politica Luchino Visconti e il cardinale Martini. Luther King e i Sans Papiers parigini. L’immortalità di Coppi e la stella svanita di Lance Armostrong. E poi l’oscena biografia di Priebke e la visionarietà di Cohn-Bendit, la crisi in Ucraina e gli alpini ginevrini, i morti d’amianto e la dignità dei greci. Se vi chiedete quale filo possa legare nomi, date, temi tanto distanti, leggete le pagine che seguono. Potete farlo seguendone l’ordine, quasi la scansione. Oppure andare a balzi. Avanzare di un po’ e magari dopo tornare sui passi per recuperare una nota ignorata prima.
Ma comunque procediate alla fine avrete lo stesso impatto, la medesima sensazione. Di avere scavato un po’ più a fondo nella vita di una persona che grazie a una rubrica su “la pagina”, giornale in lingua italiana pubblicato in Svizzera, ha scelto di raccontare molto di se, del mondo che ha conosciuto e di quella inguaribile passione per la politica e il bene degli altri che lo ha portato a sedere nel Parlamento italiano. Che lo ha portato a essere uno straordinario deputato della Repubblica nata dalla Resistenza e dalla lotta di Liberazione.
Gianni è un collega. Un amico. Ci siamo incrociati dentro le aule di Montecitorio. Lui, cittadino d’Europa, colto e vitale nel raccontare a noi gli sviluppi e la crisi di un continente quasi travolto dagli eventi che ne stanno plasmando la storia. Di questa Europa malata parla con l’affetto che si dedica a un parente acciaccato, ma al quale vogliamo bene per la riconoscenza che sentiamo verso quanto ci ha dato.
Gianni ha questa dote tra le altre. Che in quelle nostre lunghe discussioni destinate troppe volte a risolversi in uno sguardo corto sulle vicende di casa nostra, ti scuote e ti chiama ad alzare lo sguardo perché ciò che conta veramente non è il nostro cortile ma un mondo assai più ricco di suggestioni, drammi, potenzialità. Insomma io di Gianni Farina questo lato lo conoscevo già e in questi anni mi ha sempre intrigato.
Quel che ignoravo era l’umanità di chi in una stessa trama sa far convivere l’arte della memoria e il flusso della politica. E invece l’ho scoperto, ma non per caso. Perché col garbo di un signore d’altri tempi, una mattina si è avvicinato e mi ha consegnato la cartellina con dentro gli articoli settimanali scritti negli ultimi quattro o cinque anni. Poi mi ha chiesto di scorrerli per decidere se alla fine potevo regalargli qualche riga di prefazione. Regalare qualche riga, io a lui! Invece è accaduto l’opposto. Che il regalo è stato il suo per me.
Perché quegli articoli che leggerete qui di seguito io non li ho scorsi. Cioè, a dire il vero sì. All’inizio è così che ho fatto. Ma poi, come un puzzle o un mosaico, me li sono letti uno per volta sino a ricomporre il quadro. Che è quello di un militante, di un uomo malato della curiosità verso le cose belle della vita. Di chi guarda alla realtà e ne prova a cogliere i lati più diversi, i generi, le passioni, le figure e gli amici o semplicemente i grandi riferimenti che ci fanno divenire passo passo quel che siamo. Tutto qui, ma non è poco.
E’ il viaggio di un tecnico, alla terza legislatura, di un cittadino globale come dovremmo provare a esserlo tutti in un mondo che sposta sempre di più le linee dei confini tradizionali. Quelle sulla carta geografica del globo, ma soprattutto quelle nella coscienza e cultura di milioni di persone. Ah, un ultimo consiglio, se posso. Nel caso decidiate per una lettura disordinata, partite da pagina 258 e da quel brano che inizia con le parole “Migliaia sono accampati alla stazione di Budapest”. Sì, partite da lì e poi ricostruite la trama come più vi piace. Ma l’impatto vi farà capire chi è Gianni e perché questa raccolta merita la vostra cura”.