Confederazione Associazioni Venete in Svizzera - Il lavoro di domani
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Questo il titolo del convegno organizzato dalla CAVES – Confederazione Associazioni Venete in Svizzera – e dal Comites che si è tenuto sabato 5 novembre alla Casa d’Italia a Zurigo, alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia in Svizzera Marco Del Panta. Al convegno erano invitati due rinomati studiosi, entrambi di origine italiana, il Prof. Dr. Lino Guzzella, Presidente dell’ETH di Zurigo, e il Prof. Sandro Cattacin, Direttore dell’Istituto di ricerche sociologiche dell’Università di Ginevra, accolti in sala dal Presidente della CAVES Luciano Alban e da un folto ed interessato pubblico composto tra l’altro da numerosi studenti e giovani lavoratori.
Dopo i saluti iniziali di Luciano Alban, il primo a prendere la parola è stato l’Ambasciatore Marco Del Panta, che ha salutato i due ospiti e si è quindi brevemente soffermato sui tratti salienti dell’attuale fenomeno emigratorio dall’Italia verso la Svizzera. Al momento gli italiani che giungono nella Confederazione elvetica sono persone altamente qualificate che hanno concluso i loro studi in Italiano persone che lasciano le zone di disoccupazione e arrivano in Svizzera alla ricerca di un lavoro. L’Ambasciatore ha sottolineato come sia proprio verso queste ultime che si stanno attualmente concentrando gli sforzi di sostegno e assistenza da parte delle autorità italiane sul suolo elvetico.
A questo punto si è entrati nel vivo della discussione: il professor Cattacin ha rivolto al professor Guzzella una serie di domande che hanno permesso a quest’ultimo di condividere la sua esperienza e le sue opinioni su temi come i vantaggi e gli svantaggi dell’attuale sistema formativo, economico e lavorativo, le buone scelte da farsi per assicurarsi un buon lavoro in futuro, i mutamenti in atto nel mondo del lavoro, l’industria 4.0 e la concorrenza tra uomo e robot, il ruolo esercitato dalla mobilità e dalla globalizzazione. Rispondendo in maniera chiara e schietta ai quesiti posti dal professor Cattacin, il Presidente dell’ETH di Zurigo ha sottolineato più volte come il progresso tecnologico non sia qualcosa di cui aver paura, bensì una grande chance per crescere, migliorare e andare avanti. «Il progresso tecnologico è bello! Cogliamo questa opportunità e non cerchiamo sempre di combatterlo» ha affermato il professor Guzzella, con l’entusiasmo e la convinzione di chi ha visto quali vantaggi il progresso abbia portato finora alla società e per questo guarda al futuro senza timori.
Ai giovani presenti in sala ha consigliato di essere onesti con se stessi, di scegliere la loro professione tenendo conto dei talenti che hanno, ma anche di quelli che non hanno, e di lavorare duro e dedicarsi completamente al cammino scelto, perché «l’educazione è la via del futuro».
Parlando dell’istituto del quale è attualmente presidente e che rientra tra le dieci migliori istituzioni universitarie a livello mondiale, il professor Guzzella ha affermato che l’ETH di Zurigo si impegna per offrire ai suoi iscritti un solido insegnamento di base (matematica, fisica, chimica, informatica…) focalizzato su «cose difficili» – al fine di sviluppare la loro mente e la capacità di pensare in modo veloce e complesso – e ancorato su chiari valori: sul mercato del lavoro, il diploma dell’ETH di Zurigo è infatti garanzia di eccellenza, impegno e coscienza delle proprie responsabilità nei confronti della società.
L’ETH di Zurigo offre però anche 300 posti di apprendistato all’anno per i giovani che non hanno intrapreso la via liceale e desiderano comunque formarsi presso il politecnico, e questo nella convinzione – come ha detto il professor Guzzella – che la rigida selezione per l’accesso ai licei e le opzioni offerte dal sistema duale svizzero costituiscano una delle carte vincenti del sistema formativo svizzero, concetto che trova conferma nelle cifre nazionali sulla disoccupazione giovanile, nettamente inferiori a quelle degli altri paesi. Sono moltissime le persone che da tutto il mondo si recano in Svizzera per studiare questo modello di formazione, che però è difficile da esportare, visto che non può essere imposto da un qualche ministero, ma si basa su un’attiva collaborazione delle aziende: «Loro sanno di cosa c’è bisogno», ha sottolineato il professor Guzzella. Il professor Guzzella è infine anche molto orgoglioso delle 25 startup che ogni anno vengono fondate da studenti dell’ETH e che nel 95% dei casi si rivelano essere progetti di successo: per il politecnico è fondamentale offrire ai suoi giovani studenti la possibilità di costruirsi il proprio futuro senza dover ricorrere all’appoggio di ditte o enti pubblici.
Ad una domanda di Cattacin: Sembra che la capacità dell’uomo di gestire la macchina stia diminuendo. Chi può bloccare questa tendenza? Risposta di Guzzella: E perché la vuole bloccare? L’uomo deve imparare a governare la macchina, deve essere più intelligente delle macchine.
Nella successiva fase di discussione con il pubblico, il professor Cattacin ha funto da moderatore e raccolto le numerose domande e riflessioni delle persone presenti in sala, che hanno fatto da spunto per approfondire ulteriori aspetti della tematica. Parlando in particolare della globalizzazione, della mobilità e della correlata “fuga di cervelli”, il professor Guzzella ha messo l’accento sul fatto che al giorno d’oggi il mondo è mobile, la competizione è mondiale e che questa tendenza si accentuerà sempre più nel futuro, ma che è una buona cosa, perché permette di fare altre esperienze, di conoscere altre realtà. E anche la fuga di cervelli è di per sé positiva, è indice delle enormi possibilità che il mondo offre a chi è pronto a coglierle, e invece di cercare di fermarla con una politica protezionistica e di difesa si dovrebbe fare una buona politica di immigrazione per richiamare cervelli dall’estero – a questo proposito è sufficiente ricordare come alcuni dei più grandi imprenditori svizzeri fossero in realtà immigrati: Walter Boveri della ABB, Henri Nestlé o Nicolas Hayek.
Dopo un dibattito quasi un’ora, il professor Cattacin ha ringraziato il professor Guzzella per lo scambio di idee ed opinioni civile e al contempo «senza peli sulla lingua», per questa riflessione fresca e moderna su una problematica di grande attualità. In conclusione, il microfono è tornato dal presidente della CAVES e del Comites Luciano Alban che, nel ringraziare Il Ministero che ha permesso la realizzazione di questo progetto con un contributo, i relatori, l’Ambasciatore e il pubblico presente, ha ricordato l’importanza dell’associazionismo, promotore di momenti d’informazione, formazione e di rapporti umani.
La CAVES ha quindi offerto a pubblico e relatori un ricco rinfresco, durante il quale molte persone hanno avvicinato i due studiosi per ringraziarli della loro disponibilità e del loro prezioso messaggio.
Al convegno erano presenti anche i giornalisti della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, che hanno preparato un servizio trasmesso poi nel telegiornale della sera.
Erica Dinale