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REFERENDUM/ LE ACLI SVIZZERA DICONO SÌ ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE ITALIANA

"Le ACLI della Svizzera hanno seguito con grande attenzione l’iter che ha portato il Parlamento italiano all’approvazione della Riforma costituzionale e alla successiva indizione del Referendum confermativo del prossimo 4 dicembre, che coinvolgerà anche le centinaia di migliaia di cittadini italiani residenti nella Confederazione". È quanto si legge in una nota delle stesse ACLI d’oltralpe, che dichiarano il proprio "sì" alla Riforma costituzionale italiana.


"Nelle ultime settimane", si legge nella nota, "le ACLI hanno promosso in alcune città svizzere e in alcuni suoi circoli un considerevole numero di dibattiti sulla Costituzione italiana, spesso in collaborazione con altre associazioni regionali dell’emigrazione o istituzioni di rappresentanza della collettività italiana all’estero come i COMITES (Comitati degli italiani all’estero)".

"Il Referendum confermativo pone l’Italia di fronte a un cambiamento rilevante e risponde a una domanda diffusa con elementi di novità pur se con alcuni aspetti problematici. Di qui", spiegano le ACLI svizzere, "la nostra scelta, in piena sintonia con la sede centrale delle ACLI, di promuovere momenti d’informazione e di discernimento. Il mondo cambia e anche le istituzioni possono e devono cambiare. Sappiamo che senza un'adeguata manutenzione istituzionale la politica si trasforma in antipolitica. Per questo riteniamo opportuno che si riformi l'assetto istituzionale, anche se, forse, la forte accelerazione in tal senso, così come il persistente e preesistente conflitto tra le classi dirigenti in Italia, non hanno sempre consentito le condivisioni e gli approfondimenti utili e necessari".

"Il voto referendario non può e non deve esprimere una valutazione favorevole o contraria sull’operato complessivo del Governo, ma", sostengono le ACLI, "va letto per quello che è: un serio tentativo di sviluppo del dettato costituzionale che potrebbe portare a compimento una lunga transizione iniziata da più di un quarto di secolo e, purtroppo, non ancora conclusa".

"Nel complesso la riforma sembra garantire istituzioni più efficienti ed adeguate, indispensabili per il rilancio dell’Italia", prosegue la nota. "La riforma, infatti, oltre a determinare un risparmio per le spese dello Stato – derivante dal taglio dei costi della politica (riduzione del numero di parlamentari, abolizione delle province, soppressione del Cnel) – dovrebbe avere effetti positivi anche sull’economia del Paese proprio in virtù del fatto che le riforme istituzionali (costituzionali, elettorali, regolamentari), unitamente a quelle della pubblica amministrazione, del mercato del lavoro, della scuola, della giustizia, del sistema creditizio e a una razionalizzazione dei rapporti tra poteri locali e potere centrale, rappresentano la premessa indispensabile per un rilancio solido e duraturo dell’Italia. Stabilità politica, governi e organi di rappresentanza più funzionali, procedure legislative meno complesse e tempi di decisione più ristretti, superamento della conflittualità fra Stato centrale, Regioni ed enti locali sono una variabile determinante per rilanciare e rafforzare la crescita del Paese".

"Per questo le ACLI continueranno ad impegnarsi affinché i cittadini italiani, in Italia e all’estero, possano esercitare liberamente e con consapevolezza - fuori da ogni inutile contrapposizione personalistica e ideologica - il loro diritto di voto, non astenendosi o rifugiandosi nel non voto", si legge nella nota. "La considerazione finale è che le direttrici di fondo della riforma siano del tutto positive e largamente condivise, che sarà necessario proseguire con una manutenzione costituzionale e che, pertanto, una vittoria del "sì" potrà permettere il proseguimento di una stagione di riforme".

"Non possiamo poi ignorare che la riforma costituzionale si accompagna ad altre riforme", sostengono le ACLI, "a partire da quella elettorale per la quale s’invoca una modifica, dal momento che questa non può limitarsi a garantire una pur necessaria governabilità: lo deve fare coerentemente con l’idea di rappresentanza che intende suggerire, tenendo presente che le sorgenti di tale rappresentanza sono i partiti politici, le organizzazioni della società civile e il territorio, considerando inoltre gli effetti che si generano sull’equilibrio dei 7 poteri. Ma urge anche una riforma degli attori istituzionali della politica: quella dei partiti è una riforma che stenta a definirsi. Tra queste riforme non dobbiamo dimenticare quella relativa alla rappresentanza delle collettività italiane all’estero, che chiedono di riformulare le leggi di istituzione dei COMITES (Comitati degli italiani all’estero), del CGIE (Consiglio Generale degli italiani all’estero), che unitamente alla rappresentanza parlamentare e a quella del FAIM (Forum delle Associazioni italiane nel Mondo)", conclude la nota, "rappresentano una fondamentale piattaforma di dialogo con le istituzioni italiane a vari livelli".

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