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REFERENDUM: SE VINCE IL SI' CON IL VOTO ALL'ESTERO NON VALE!

Sale lo scontro tra i sostenitori del “sì” e del “no” al referendum costituzionale e il terreno di battaglia rimane il voto all’estero. Presidente del Comitato per il No, il costituzionalista Alessandro Pace ha affermato che “se il voto all’estero fosse rilevante ai fini della vittoria del Sì avremo la possibilità di effettuare reclamo all’ufficio centrale del referendum, che è un organo giurisdizionale, e si andrebbe davanti alla Corte Costituzionale”.


"Il voto è personale, libero e segreto – ha aggiunto Pace – e il modo con cui si vota all'estero non garantisce la segretezza, visto che la scheda arriva con una busta e l'esperienza ha già dimostrato che questa può essere manipolata".  Dunque una “presunzione di brogli”, ma solo se con l’estero vincesse il “sì”.

Replica a distanza Paolo Gentiloni: “gli italiani all’estero non sono cittadini di serie b. C’è una legge che li fa votare, facciamoli votare”, ha detto il Ministro degli Esteri intervenendo ad una iniziativa Pd al Teatro Eliseo di Roma.

“Ma se sei così sicuro di vincere, perché stai a fa ‘sta caciara, come si dice da noi? Perché denunci e accusi di brogli persone che, per altro, con fatica in giro per il mondo cercano di esprimere la loro volontà di voto? In un modo, per altro, che usano tutti i paesi”. Anche “Germania, Spagna, Francia usano il voto per corrispondenza, come da noi”, ha ricordato il Ministro. “È difficile pensare di mandare legioni di carabinieri nelle zone più disparate del mondo a organizzare i seggi elettorali con le stesse caratteristiche con cui li facciamo in Italia”.

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