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SCUOLE ITALIANE ALL’ESTERO: IL CGIE TRASMETTE IL PROPRIO PARERE E CHIEDE DI ESSERE AUDITO DAL PARLAMENTO

In Parlamento si discute di scuole italiane all’estero e il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, come già in passato, si attiva. I membri del Comitato di Presidenza, sentita la Commissione Scuola e Cultura, hanno infatti approvato un parere che già è stato trasmesso alle Istituzioni compenti. Così come già – lo ha comunicato nei giorni scorsi il senatore Claudio Micheloni – il Cgie ha chiesto di essere audito dalle Commissioni Esteri e Cultura del Senato.


Si parla dello "schema di decreto legislativo recante disciplina della scuola italiana all’estero (383) art. 1, commi 180, 181, lettera h, e 182, della legge 13 luglio 2015, n.107 trasmesso alla Presidenza del Consiglio il 16 gennaio 2017", ricorda il segretario generale del Cgie, Michele Schiavone, che a nome del Consiglio richiama oggi il Parlamento "all’esigenza di considerare i punti espressi nel parere" approvato dal Comitato di Presidenza.

Lo stesso Cgie, sottolinea Schiavone, "richiama altresì l’attenzione del Governo e del Parlamento ad una armonizzazione e riorganizzazione di prospettiva dell’ordinamento scolastico che contempli anche le specificità continentali e di singoli Paesi – in cui sono emerse esperienze e competenze diverse - nell’ottica di una chiara regolamentazione delle funzioni e degli strumenti degli enti gestori".

Il segretario generale definisce in particolare alcuni "punti essenziali", ovvero:
a) che i corsi di promozione della lingua e cultura italiana offerti dalle scuole e dai soggetti formativi vengano resi fruibili anche agli studenti stranieri;
b) che i soggetti dei corsi di lingua e cultura italiana, sulla base delle priorità che l'Italia individua in ogni nazione dal punto di vista della promozione non solo linguistica, ma anche economica, seguendo le indicazioni dei dirigenti scolastici contenute all'interno del piano paese, formulino i loro programmi cercando un'integrazione con i corsi offerti dalle scuole del paese riguardo l'insegnamento della storia, geografia, storia dell'arte;
c) che si definisca in modo chiaro ed inequivocabile la tipologia dei "docenti dei corsi di lingua e cultura italiana assunti in loco (attualmente gestiti dagli enti gestori)", non esplicitamente considerati nella nuova proposta normativa; circostanza che si presterebbe ad una interpretazione di esclusione degli stessi;
d) che i piani paesi pluriennali vengano rivisti ed aggiornati ogni anno coinvolgendo le rappresentanze elette delle comunità all’estero;
e) che agli enti gestori sia riconosciuto uno spazio maggiore per il personale da assumere in loco, sulla base dei requisiti richiesti per l'esercizio della specifica funzione, considerato che le comunità italiane esprimono da tempo professionalità e competenze di alto livello, anche in ambito scolastico e accademico, che dovrebbero essere riconosciute ed equilibratamente utilizzate in una prospettiva di scambio e di reciprocità con il sistema formativo operante in Italia".

Schiavone ricorda che il Cgie ha prodotto ed inviato già in passato "documenti con proposte di riforma contenenti indicazioni contemplate nei punti indicati al presente parere" e chiede "la possibilità di un’audizione con entrambi i Comitati per gli italiani all’estero della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica e con le relative commissioni parlamentari permanenti cultura e istruzione". Infine Schiavone chiede a Governo e Parlamento di "coinvolgere sempre il Cgie in tutte le iniziative legislative o amministrative dello Stato o delle regioni, accordi internazionali e normative comunitarie concernenti le comunità italiane all’estero, come sancito nella sua legge istitutiva. Condizione che, purtroppo", conclude il segretario generale, "non è stata osservata nel processo legislativo di cui si chiede il presente parere".

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