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VENDITA IMMOBILI MAECI ALL’ESTERO/ SCHIAVONE (CGIE): LA FARNESINA SI CONFRONTI CON NOI

“Da alcuni anni il Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale ha incominciato ad alienare quei beni demaniali all’estero rimasti vuoti in seguito alla chiusura di sedi di rappresentanza consolare e di istituti di cultura. Questi interventi di cura dimagrante sarebbero motivati dal recupero del gettito programmato nella tabella VI del bilancio dello stato. Il recupero finanziario triennale programmato indica delle somme che si aggirano attorno ai venti milioni di euro annui. Intanto si sta andando oltre la vendita delle strutture non più utilizzate e si assiste a decisioni opinabili sulla dismissione insensata di immobili, che danno il senso di una svendita della gioielleria di famiglia”. A scrivere è Michele Schiavone, segretario generale del Cgie, che interviene sul caso-Monaco di Baviera (ma non solo) per annunciare che l’argomento sarà trattato anche nella prossima plenaria del Consiglio generale.


“È il caso delle sedi consolari di Monaco di baviera, di Lugano, di Marsiglia, della casa d’Italia di Lucerna e di ulteriori immobili sparsi nel mondo e contenuti in una lista, che ne prevede oltre quaranta”, scrive Schiavone. “In questa spasmodica ricerca di denaro per abbattere il deficit dello stato, queste decisioni alterate, in quantità e qualità, mostrano un eccessivo decisionismo della macchina della pubblica amministrazione, che rifugge qualsiasi interlocuzione con la rappresentanza civile e politica degli italiani all’estero”.

“Gli indicatori finanziari di questi ultimi anni – annota il segretario generale – manifestano un trend poco incoraggiante e abbisognano di una convinta correzione a sostegno delle varie politiche rivolte agli italiani all’estero. Nella fattispecie spesso si tratta di beni immobiliari acquistati dallo stato italiano durante il secolo scorso con il concorso dei risparmi degli emigrati o ereditati da donazioni con clausole specifiche finalizzate alla promozione dell’Italia e a sostegno e garanzie di aspetti sociali e culturali dei suoi cittadini all’estero”.

“Trattandosi di dismissioni immobiliari che non sono mai state discusse né con i consiglieri del CGIE, né con i Comites che rappresentano gli interessi diretti delle comunità locali, - osserva ancora Schiavone – è naturale pensare che occorrerà recuperare un confronto tra le parti per trovare soluzioni condivise”.

“Perciò – annuncia – questo tema verrà dibattuto alla prossima assemblea plenaria convocata dal 27 al 31 marzo. Sarebbe saggio ed opportuno che prima di assumere decisioni definitive sulle nuove vendite immobiliari all’estero, l’amministrazione dello stato avesse il buon senso di ascoltare i consiglieri che avranno proposte spendibili non solo per rispondere alle esigenze finanziarie dello stato, ma anche per salvaguardare tutte le esigenze che all’estero servono a creare comunità. Le strutture pubbliche all’estero hanno questa funzione ed occorrerà utilizzarle anche per questo scopo – conclude – per permettere ai cittadini italiani di avere dei punti di riferimento identitari”.

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